venerdì 9 gennaio 2009

«Ora mi hai rotto i c...» Fassino alla Camera insorge contro Mantini

«Un creten », che in italiano vuol dire cretino. Piero Fassino ( foto), fuori di sé, lo apostrofa in piemontese stretto. Ma prima glielo dice in volgare: «Hai rotto i c...». La sostanza non cambia: per l'ex segretario dei Ds l'onorevole Pierluigi Mantini «è uno stupido» che «spara un sacco di caz...». Non stiamo al bar, fosse anche la buvette di Montecitorio, ma in pieno Transatlantico, quando Fassino individua l'ex margheritino che si sta facendo intervistare da Radio Radicale e non si trattiene. Tanto che la rissa verbale va in diretta sulla stessa emittente pannelliana: «Guarda che alla fine reagirò: non basta dichiarare per finire sui giornali... mi sono stufato di leggerti ogni giorno». Risposta ironica: «E allora cambia giornale». Alle spalle c'è un'intervista a Libero in cui Mantini se la prende con la gestione economica del partito, per le ex sezioni dei Ds, «ora diventate proprietà delle fondazioni della Quercia» e «pagate dal Pd». Ma c'è anche un attacco personale a Fassino, per la sua scelta di firmare il manifesto del Pse a Madrid: «Vuol dire che i Ds continuano ad esistere». E si prenderebbero i soldi. Mentre la Margherita «ha conferito il suo intero patrimonio, i soldi del finanziamento pubblico, la stessa sede che ora è in uso al Pd...». E così via, solo ultima tra le uscite controcorrenti dell'ex dl, già difensore del presidente della Vigilanza Rai Riccardo Villari e sostenitore delle proposte di Nicola Mancino sulla giustizia. Per Fassino «è tutto falso». Glielo esprime prima «a caldo», poi con una lettera di rettifica a Libero, a firma del suo portavoce, Gianni Giovannetti: «Non è vero che la Margherita abbia conferito al Pd il suo patrimonio e il suo finanziamento pubblico. Non è vero che la sede nazionale sia stata concessa a titolo gratuito... Non è vero che la partecipazione di Fassino al consiglio europeo del Pse sia stata una forzatura». Perché si decise che «fino alla definizione della collocazione europea del Pd, Ds e Margherita avrebbero mantenuto transitoriamente in vita le rispettive collocazioni internazionali». Come ha fatto Rutelli con l'Alleanza dei Democratici e Liberali per l'Europa. Ma a guardar bene è proprio sul fronte internazionale che scoppiò il primo scontro Fassino-Mantini, come racconta lo stesso ex Dl: «Quando all'inizio di dicembre Fassino firmò il manifesto del Pse dissi che doveva dimettersi da ministro degli Esteri ombra. Lui mi chiamò mentre stavo in commissione giustizia per apostrofarmi chiedendomi se volevo andare alla conta congressuale. Che poi abbia scelto di far replicare dal suo portavoce è tipico da Cremlino in decadenza. Peccato: di fronte a questo attacco cafone, incivile e arrogante, devo revocare la stima che avevo per lui. In attesa, cristiana, di ricevere le sue scuse...». (Roberto Zuccolini da il Corriere della Sera)

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