Il documentario di Nathalie Rossetti e Turi Finocchiaro che ha per protagonisti i ragazzi di un centro di recupero dopo 15 date in Belgio approda in Francia e in Italia: occasione per riflettere sulla mission del cinema sociale
da Il Corriere del Mezzogiorno
Se c’è una cosa più destabilizzante è quando la terra trema, quasi tutti al Sud si portano dentro qualcosa pronto a riaffiorare alla minima scossa. Eppure se la terra non trema il tremore ce lo andiamo a cercare. Perché è proprio quella linea sottile, l’horror vacui e il correrci ai bordi, a farci percepire la vita col panico che la sua brusca rivelazione comporta. Ed è questa ricerca a muovere tanto i narratori che i protagonisti di questo film, L'Oro del Cam(m)ino , su un gruppo di prigionieri di se stessi in uno spazio che più protetto e libero non potrebbe essere, la montagna, il Faito. Che sembra quasi parli, accogliendo questi ragazzi col suo afflato fermo e potente, pulito ed essenziale, selvaggio e naturale, dove uno sta ad uno e non c’è niente che nella sua essenzialità rifugga da un limpido rapporto di causa ed effetto. Un incantesimo, rispetto al caos che regna appena dabbasso, ai piedi del monte in provincia di Napoli. Una panacea, qualche volta, per chi quella linea sottile l’ha violata. Ed è tra le verdi braccia di questo padre che i ragazzi de Il Camino raccontano teneramente le proprie storie a dei cacciatori di storie professionisti, Nathalie Rossetti e Turi Finocchiaro, mossi solo dalla febbre di raccontare l’anima di uomini e luoghi, la febbre dei documentaristi. Le anime possono tremare finché non si spengono, ma quelle qui raccolte poggiano su solida roccia sferzata dal vento.
Sul Monte Faito, nel centro di reinserimento Il Camino, detenuti in libertà condizionata e tossicodipendenti «vivono isolati nella natura. Sulle alture di Napoli e dei suoi quartieri periferici, di fronte al Vesuvio, questi residenti lottano per ricostruirsi, trasformarsi, prima di scendere nuovamente verso la città e affrontare le sfide che li attendono». La scommessa è ritrovare la volontà di cercarle, le sfide. E la montagna ha il ruolo del Padre. Il centro terapeutico Il Camino lavora da tempo col Faito Doc Festival di Rossetti e Finocchiaro che in collaborazione con lo psicologo Aldo Ivano Iezza, responsabile della direzione, hanno girato e montato insieme ai residenti della struttura ben sette film ad oggi e la comunità è presente al Fest anche coi suoi manufatti e gioielli realizzati con stampanti 3D (memorabile un busto di Diego Armando Maradona praticamente andato a ruba e d'altronde di questi tempi di busti in bella mostra in salotto la scelta non potrebbe essere migliore). E proprio in questi mesi Nathalie Rossetti ha ultimato il laboratorio di cinema coi residenti del Monte Faito. Le prossime proiezioni de L'Oro del Cam(m)ino , dopo 15 date in Belgio, si terranno al Cinéma Saint-André des Arts (Parigi, 6° arrondissement) ma il lungometraggio sarà presto in diverse sale italiane: a Napoli all'AstraDOC il 4 aprile e a Pisa al Cinema Arsenale il 15 maggio, queste le date già confermate. L'Oro del Cam(m)ino è un documentario indipendente coprodotto da Francia, Italia e Belgio. come quasi tutti i film di Rossetti e Finocchiaro che vantano una robusta esperienza di produzione con proiezioni e riconoscimenti in Francia, Belgio, Italia e Polonia. Al termine di ogni proiezione, il pubblico ha l'opportunità di incontrare registi, collaboratori artistici del film, attori o operatori del sociale. Dunque ogni proiezione sarà «occasione per confrontarsi, comprendere e condividere».
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