martedì 27 dicembre 2022

E, in alto, una stella luminosa...

di
Anna Guarracino, animatore della cultura e della comunicazione

Sant'Agnello - Dire che è bello e straordinario, significativo e completo, è dire poco o quasi niente: parlo del presepe fatto quest’anno nella nostra chiesa della Natività di Maria Vergine dei Colli di Fontanelle. Ancora una volta, don Antonino De Maio e i suoi collaboratori ci hanno stupito. Non che non ce lo aspettassimo! Sono anni ormai che a Natale ci imbattiamo in insolite rappresentazioni della Natività... sempre diverse, sempre originali, sempre pieni di significati simbolici, allegorici e metaforici, che ci inducono alla riflessione sull’evento sacro. Di certo quest’anno non ci aspettavamo di esserci tutti noi, al posto dei pastori! Sì, ci siamo noi tutti, con il nostro carico di sofferenze e di consolazioni, con i nostri dolori e con le nostre gioie. Il presepe che ci rappresenta, si configura come una struttura compatta di una bellezza sbalorditiva, raffinata ed elegante, comune a ogni opera d’arte, perché di questo si tratta: una creazione artistica che racchiude in sé l’essenza del messaggio evangelico. Racconta una storia sacra che inizia con una nascita e termina con una risurrezione: è la storia del Figlio di Dio... è la nostra storia. È la storia di noi credenti, cristiani autentici che, sull’esempio di Gesù, miriamo alla salvezza eterna. In primo piano risaltano i personaggi della Natività: ci sono Maria e Giuseppe che contemplano il volto luminoso del loro piccolo Gesù, adagiato sulla paglia, appena coperta da un lenzuolo di bianco lino; dietro svetta un grande albero di Natale, adornato con fiori e stelle, quasi a sfatare la credenza in una sua natura profana più che sacra; sullo sfondo davanti a un sottile velo che simboleggia una scia di luce, troneggia la croce che redime, che salva, che conduce alla vita eterna e infine, in alto, sormonta il tutto una stella luminosa, rivelatrice della luce divina.


 

È un presepe dedicato dal parroco, don Antonino, alla nostra comunità, colpita in questi ultimi anni da lutti inaspettati, spesso improvvisi e inspiegabili. Tra questi trapassati, molte giovani vite che hanno lasciato nel dolore famiglie, amici e conoscenti. Questo è il leitmotiv della rappresentazione di quest’ atipico presepe che si allontana dal cliché dominante volto a inneggiare a un Natale semplicemente sdolcinato, gioioso e luminoso, pieno di apparenza e privo di sostanza. C’è voluto coraggio a dire che le luci, come il velo dietro alla croce e la stella in alto, non nascondono le ombre ma servono piuttosto a penetrarle, a illuminarle e a diramarle. Il velo e la stella ci stanno a ricordare l’Amore di Dio che ha squarciato il cielo per venire ad abitare la nostra umanità condividendone smarrimenti, disagi, dolori e gioie.​ Con la sua nascita sulla terra Dio si è rivelato e ci ha indicato il cammino che culmina nel mistero della Pasqua, simboleggiato dalla croce. Nel progetto divino, il dolore di ognuno di noi diventa dolore gioioso perché non è frutto di punizione ma mezzo di redenzione. Così intesa la sofferenza sta a ricordarci che “Dio si è fatto uomo per farci come è fatto Lui”: essa avrà il suo riscatto e sarà ampiamente ricompensata nella pienezza dei tempi. Questo presepe dunque è l’invito a guardare il Natale con occhi diversi per coglierne l’essenziale e ad adottare un diverso stile di vita, più coerente con la fede cristiana. Di certo, come ha detto papa Francesco solo “In Gesù assaporeremo lo spirito del vero Natale: la bellezza di essere amati da Dio”. 

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