Uno ha funzionato, l'altro no. Oggi gli esami legali sui corpi delle quattro vittime
di Gennaro Scala – Il Corriere del Mezzogiorno
Nuovo sopralluogo sulla montagna della morte. Periti, forze dell'ordine hanno pattugliato il monte Faito dove lo scorso giovedì è precipitata la cabina della funivia provocando quattro vittime e un ferito ricoverato ancora all'Ospedale del Mare. In campo i magistrati di Torre Annunziata, gli agenti di Castellammare di Stabia e della Squadra Mobile, ma anche i vigili del fuoco e gli uomini del Soccorso alpino con i consulenti tecnici nominati dalla Procura. Il sopralluogo ha riguardato sia la stazione a valle, dove c'era la cabina rimasta sospesa che si è bloccata grazie all'entrata in funzione del freno di emergenza; ma anche l'area a monte, tra gli alberi spezzati «taglienti come lame», dove c'è la carcassa della cabina precipitata e sulla quale viaggiavano cinque persone. Oggi sono attese le autopsie sul corpo delle vittime. Verranno effettuati questa mattina gli esami medico legali sui corpi di Janan Suliman, la farmacista arabo-istraeliana di 25 anni, sorella di Thabet, l'unico superstite ancora ricoverato; Elaine Margaret Winn, 58enne britannica, suo marito Derek Winn, 65 anni, e il macchinista dell'Eav Carmine Parlato. Contestualmente alla disposizione delle autopsie sono stati notificati quattro avvisi di garanzia ad altrettanti dipendenti Eav.
Un atto dovuto. Sotto indagine il responsabile esercizio e manutenzione dell'impianto Marco Imparato, il direttore operativo centrale Pasquale Sposito, Giancarlo Gattuso della Direzione Infrastrutture, e Pasquale di Pace capo operatore. Le accuse sono quelle di disastro colposo, omicidio colposo e lesioni colpose. È un'inchiesta tecnica quella sulla funivia della morte. Un'indagine che si basa sui dettagli, delicata e cauta. Finalizzata a dare risposta a una domanda fondamentale: la tragedia avrebbe potuto essere evitata? Sotto la lente una dinamica ancora da ricostruire nel dettaglio e una serie di incartamenti e di certificati che riguardano i controlli e la manutenzione. È certo che il cavo di trazione ha ceduto; è certo che il freno di emergenza aveva un'avaria. Il resto è dramma a cui non si riesce a trovare senso. I controlli? Fatti, come da prassi, riferisce l'Eav fin dal primo giorno. Si allontana l'ipotesi che la tragedia possa essere stata causata dal maltempo. Quella di giovedì 17 aprile era una giornata umida, nebbiosa, ma non c'era vento. Le condizioni per effettuare la corsa, secondo i rilevatori automatici installati sulla tratta, c'erano tutte. In caso contrario «l'impianto sarebbe andato in blocco, impedendoci di partire», ha affermato Massimo Amitrano, il macchinista in servizio nella seconda vettura, raggiunto ieri da un encomio firmato dal direttore generale Eav Umberto De Gregorio, per aver portato in salvo da solo i nove turisti che erano nella sua cabina. Oltre alle perizie, ci saranno da esaminare numerosi atti, tra cui i faldoni di documenti custoditi negli uffici della funivia, ora sotto sequestro, la scatola nera della funivia e lo stato dei cavi di trazione. Ieri, intanto, all'Ospedale del Mare, il presidente della Regione Vincenzo De Luca ha incontrato i familiari di Thabet Suliman, il 23enne rimasto ferito nella tragedia del monte Faito. L'unico superstite. «La Regione si farà carico di tutto quanto si rende urgente e indispensabile per l'assistenza alle famiglie - ha riferito il governatore - La Regione garantirà le spese necessarie per il rimpatrio della salma di Janan Suliman, la sorella di Thabet».
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