domenica 20 aprile 2025

Funivia, il grido dei parenti "Individuate i responsabili queste tragedie in Italia per troppa trascuratezza"

La rabbia della famiglia Suliman: prima all'obitorio a Castellammare per Janan, poi all'Ospedale del Mare per Thabet, l'unico superstite 

di Alessio Gemma e Mriella Parmendola - La Repubblica Napoli

Castellammare di Stabia - «Sono scioccato. Ho visto mia sorella nell'obitorio. È stata molto dura per me. Pace per la sua anima» . Mohammed Suliman, 33 anni, medico internista, piange mentre ricorda Janan, la sorella morta di Giovedì santo nell'incidente della funivia del Faito. Mohammed fa prima tappa a Castellammare di Stabia per il riconoscimento della sorella, 25 anni, farmacista e poi fa visita al fratello Thabet, 23 anni, studente di ingegneria, che era anche lui nella cabina del Faito e ora lotta per la vita all'Ospedale del Mare di Ponticelli. «I dottori mi hanno detto che ha subìto interventi chirurgici al femore, alla coscia e alla gamba. Ha una emorragia cerebrale, ma è stabile. Siamo speranzosi » . Anche se la prognosi resta riservata. Mohammed è accompagnato da altri familiari: due zii, cugini. Il padre e la madre sono rimasti in Israele. Perché i Suliman sono cittadini israeliani di etnia palestinese. «Dobbiamo sapere esattamente cosa è avvenuto - insiste il giovane medico Chi è il responsabile? Al momento quello che chiedo alle autorità italiane è accelerare la procedura per portare a casa mia sorella. Perché mia madre non crede ancora che lei sia morta finché non vede il suo corpo».


Ad assistere la famiglia Suliman c'è l'avvocato Hilarry Sedu e Shafik Kurtam della comunità palestinese campana. Intanto per l'altra coppia deceduta, i due cittadini britannici Elaine Winn e il marito Graeme Derek Winn, le autorità inglesi - il dipartimento del ministero degli Esteri - sono in contatto con Napoli. Lo rende noto il giornale The Guardian. Che descrive la coppia come " amante dei viaggi, lui in pensione e lei segretaria in una scuola secondaria" a nord di Londra: la Welland Park Academy. Dove ricordano "Elaine come un membro molto amato e altamente rispettato dalla nostra comunità scolastica. Molti studenti conserveranno bei ricordi di lei per le gite scolastiche che ha supportato nel corso degli anni". Momenti di dolore ieri mattina nell'obitorio del cimitero di Castellammare di Stabia. Il fratello Mohammed esce con un fazzoletto in mano, appoggiato a un agente di polizia che piange con lui. C'è anche lo zio Loei Arafat, gli occhi lucidi: «I genitori di Janan non ce l'hanno fatta a venire qui per riconoscere il corpo della figlia. Sono rimasti in Israele per badare agli altri figli più piccoli ». E i cugini dei tre fratelli ripetono: « Siamo sicuri che l'autorità italiana accerterà quanto accaduto e verranno individuati i responsabili». Poi si fermano in commissariato per le procedure burocratiche e avere notizie sull'inchiesta. È lì che li raggiunge il sindaco Luigi Vicinanza per portare le condoglianze della città. All'Ospedale del Mare, la voce di Mohammed è interrotta più volte dall'emozione: «Non ho parole. Non è la prima volta che qui succede una tragedia del genere. E voglio sapere cosa è successo affinché non accada più ad altre persone e non provino quello che sto provando io ora». Il giovane medico non si dà pace per un motivo: «Janan e Thabet erano qui dal 14 aprile per visitare Roma e Napoli. All'inizio volevano andare in Belgio e in Olanda. Poi mi hanno chiesto un'opinione sul viaggio. Gli ho consigliato di andare a Roma perché per due giovani come loro a Roma avrebbero trovato di più. Io ho visitato Roma e il Sud Italia lo scorso anno, ed è stato il più bel viaggio della mia vita. Per questo gliel'ho consigliato » . L'ultima volta che li ha sentiti? « Il giorno prima, stavo organizzando un trasferimento da Tel Aviv a casa perché sarebbero arrivati nei giorni di festa e non c'erano treni. Sarei andato a prenderli io». Il più arrabbiato è Ezeldeen Marie, 62 anni, medico chirurgo ad Ancona, "zio alla lontana" di Thabet e Janan Sulima: «Dispiace che in Italia succedano queste cose - attacca - sembra ci sia trascuratezza. Servono più controlli. Chiediamo che almeno si prendano precauzioni e non si ripeta più». Ezeldenn si è precipitato con la moglie a Napoli: «Ho appreso la notizia da mio fratello che era a Nazareth. Mi ha chiamato: "Hai sentito il notiziario? ". Non sapevo niente. Abbiamo lasciato il lavoro io e mia moglie e siamo venuti qui». Lo zio dei Suliman non nasconde la rabbia: «Non abbiamo capito cosa è successo. Per noi l'Italia è casa. È la stessa storia del Mottarone. Di recente è crollato un ponte vicino ad Ancona. A noi nel presidio sanitario controllano ogni virgola e poi? La gente ama l'Italia, vengono qui in vacanza. Però c'è bisogno di più attenzione» . Domani a mezzogiorno sul monte Faito, nel santuario di San Michele Arcangelo, si celebrerà una messa per Janan e le altre vittime: i Winn e il macchinista dell'Eav Carmine Parlato. Il rettore del santuario don Catello Malafronte ha scritto: "Ieri venerdì santo al Faito si respirava l'aria del calvario: un dolore immenso. Anche noi come i discepoli abbiamo bisogno che qualcuno ci spieghi il perché di questa tragedia e della morte di persone venute da lontano, amanti della bellezza della nostra montagna, che si stavano incamminando verso un futuro pieno di speranza".

Nessun commento: