Quando la sua vita incrociò personalità della nostra terra
di Don Pasquale Vanacore
Vico Equense - In occasione della canonizzazione del Beato Bartolo Longo, fondatore del santuario e della nuova Pompei e stimolato dal fatto che la supplica alla Madonna in questo 5 ottobre 2025 è stata presieduta a Pompei dal vescovo di Oria monsignor Vincenzo Pisanello, ho ritenuto opportuno mettere in luce due avvenimenti in cui la vita del fondatore della nuova Pompei si è incrociata con personalità della nostra terra; due incontri che definisco trasversali perché non sono avvenuti a Vico Equense, bensì uno in Puglia ed un altro in un famoso ospedale napoletano. Il primo incontro avvenne a Latiano, in provincia di Brindisi, dove Bartolo era nato il 10 febbraio del 1841, e precisamente nella chiesa matrice di S. Maria della Neve in cui era stato battezzato il giorno dopo la nascita, tra lui, infante di circa quattro mesi ed il vescovo di Oria, diocesi a cui appartiene la cittadina di Latiano, monsignor Giandomenico Guida, intervenuto per l’amministrazione delle cresime che tenne per tre giorni consecutivi tra il 31 maggio ed il due giugno di quell’anno e che unse del sacro crisma anche il piccolo Bartolo. Non deve meravigliare il fatto che un bambino di neanche quattro mesi ricevesse già la cresima perché in quell’epoca si rispettava ancora l’antico ordine dei sacramenti per cui al battesimo seguiva la cresima e poi l’Eucarestia; d’altra parte anche l’altissima frequenza della mortalità infantile spingeva i genitori più ferventi a fare accostare quanto prima i figli ai sacramenti della iniziazione cristiana.
Monsignor Giandomenico Guida era nato a Vico Equense e precisamente nella borgata di Seiano da Donato e da Annabella Uva e venne battezzato a Napoli nella chiesa di Santa Maria in Cosmedin il 4 agosto de 1777. Diverse famiglie di Vico Equense all’epoca avevano la consuetudine di portare i figli a battezzare a Napoli per fare loro acquisire la cittadinanza napoletana che comportava alcuni privilegi nei paesi di origine; questa usanza fu abolita nel 1784 con un decreto reale. Dai superstiti stati d’anime della parrocchia di San Marco Evangelista di Seiano, i censimenti annuali dei parroci per attestare chi avesse adempiuto al precetto pasquale, custoditi nell’archivio Storico Diocesano di Sorrento, si evince che Giovan Domenico Guida era il primogenito ed era seguito da altri due fratelli e due sorelle: Salvatore, Giosuè, Maria Teresa e Maria Angelica. Entrato nella congregazione dei Padri della Missione, detti anche Vincenziani dal loro fondatore San Vincenzo dè Paoli, fu nominato vescovo di Oria dove svolse il suo ministero pastorale dal 20 novembre 1833 alla morte avvenuta il 16 dicembre 1848. Nell’ottobre del 1844, in occasione di una sua venuta a Vico, celebrò la messa ed impartì la Cresima anche nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista di Massaquano. Nella sacrestia della cattedrale di Santa Maria Assunta e San Barsanofio di Oria si trova un dipinto su tela che lo raffigura. Nel libro dei cresimati della parrocchia di Santa Maria della Neve di Latiano è riportato quanto segue: Omnes infrascripti mares et foeminae alphabetice dispositi acceperunt in hac Insigni Collegiata Ecclesia Lateani Sacramentum Confirmationis ab Ill.mo ac R.mo D.no. Johanne Dominico Guida episcopo Uritano sub diebus trigesima prima mensis maii, die prima et secunda junii anni millesimi octingentesimi quadragesimi primi 1841. Sub Oeconomatu R.di D.ni Raphaelis Nisi. Bartolomeo Longo figlio di D. Bartolomeo e D. Antonia Luparelli. Padrino Carmelo Corrado. Tutti gli infrascritti maschi e femmine disposti in ordine alfabetico ricevettero il sacramento della confermazione in questa insigne chiesa collegiata di Latiano dall’illustrissimo e reverendissimo don Giovanni Domenico Guida vescovo di Oria nei giorni 31 maggio, uno e due giugno dell’anno 1841. Essendo economo don Raffaele Nisi. Il padrino di Cresima di Bartolo Longo, Carmelo Corrado, era figlio di Eustochia Longo, sua zia paterna. Il secondo incontro tra il nuovo santo ed un vicano anch’esso insigne per fama di santità avvenne nell’ospedale degli Incurabili di Napoli dove il Longo si recava per esercitare le opere di carità corporali nella visita agli ammalati più poveri ed abbandonati. Agli Incurabili era ricoverato da più anni per una forma gravissima di artrite deformante il giovane Luigi Avellino, oggi Servo di Dio, nato e battezzato il 16 aprile 1862 nella parrocchia di San Salvatore, frazione collinare di Vico Equense, nella cui chiesa attualmente sono custoditi i suoi resti mortali. Dopo la sua morte e l’apertura del processo di beatificazione presso la curia di Napoli, l’avvocato don Bartolo andò a deporre e lasciò una bellissima testimonianza attestante la santità di vita di Luigi Avellino, affermando anche di averne fatto stampare la vita dalla sua tipografia di Pompei. Gli atti autentici delle deposizioni si trovano presso l’Archivio Storico Diocesano di Napoli ed in copia presso la chiesa del Santissimo Salvatore in Vico Equense. La testimonianza di Bartolo Longo su Luigi Avellino fu da me scoperta nella lettura degli atti del processo e pubblicata sulla rivista mensile dell’Ordine Francescano secolare Salernitano-Lucano del maggio-giugno dell’anno Duemila, essendo il Servo di Dio terziario francescano e ricorrendo in quell’anno il centenario della morte, avvenuta il 13 aprile 1900.E’ fuori dubbio che tante persone di Vico Equense e tanti sacerdoti avranno visto ed incontrato Bartolo Longo, ma l’incontro con il vescovo che lo cresimò, monsignor Giandomenico Guida, ed il servo di Dio Luigi Avellino sono certamente peculiari e degni di memoria. La foto è dell’archivio del Santuario di Pompei

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