Ma la zona a rischio povertà è più ampia: coinvolge il 58% Codacons: «Il trend peggiora». Medici: «Allarme salute» 80,7%
Una famiglia su tre è costretta a tagliare la spesa alimentare. Per molte altre le cure sanitarie sono già diventate un lusso da tempo. La fotografia che scatta l'Istat mette in luce ancora una volta una realtà dura e complessa nella quale un gran pezzo di Italia arranca.
Tagli al cibo
Secondo il Codacons, l'aumento dei prezzi che ha caratterizzato il 2024 ha generato il taglio degli acquisti dei beni primari come gli alimentari, al punto che il 31,1% dei nuclei ha ridotto quantità e qualità dei cibi nel carrello della spesa. E la quota di chi ha provato a ridurla è del 47,5%, che sale al 57,6% nel Mezzogiorno (era il 58,0% nel 2023). E gli esperti dicono che siamo giunti al più elevato livello di disuguaglianza raggiunto a partire dal 2022. In generale, la spesa per consumi delle famiglie rimane sostanzialmente stabile rispetto al 2023, e se si analizza l'andamento degli ultimi anni si scopre che tra il 2019 e il 2024 la spesa è salita del 7,6%, il problema è che nello stesso periodo c'è stato un aumento dell'inflazione del 18,5%.
«Questo dato evidenzia come, per far fronte all'aumento dei prezzi, gli italiani abbiano modificato le proprie abitudini attraverso una stretta ai consumi». Inevitabilmente si allarga la forbice a livello territoriale. In alcune aree del nord, per esempio Bolzano che segna i valori più elevati del 2024 pari a 3.990 euro mensili a famiglia, la spesa per consumi è quasi doppia rispetto a quella che si registra al Sud con una differenza che tocca anche punte di 2 mila euro mensili. E il presidente di Codacons, Carlo Rienzi, lancia un altro allarme: «L'onda lunga dei rincari continua a farsi sentire anche nel 2025, con aumenti a due cifre per alcuni prodotti alimentari di largo consumo e vendite che crollano in volume. Per questo è importante che il governo adotti provvedimenti efficaci per far scendere i listini al dettaglio in settori essenziali come gli alimentari, considerando il venire meno di fattori come il caro-energia che negli ultimi anni hanno influito sui prezzi».
Le voci di spesa
Le spese per l'acquisto di prodotti alimentari e bevande analcoliche sono stabili rispetto al 2023, nonostante il marcato aumento dei prezzi (+2,5%), aumentano invece le spese destinate a oli e grassi (+11,7%), che raggiungono i 18 euro mensili, e alla frutta che sale a 45 euro al mese (+2,7%). La spesa non alimentare, in media, è pari a 2.222 euro mensili, e rappresental'80,7% della spesa totale. Varia però tra i 3.032 euro nel Nord-est e i 2.199 del Sud. E' in aumento la spesa relativa a Servizi di ristorazione e di alloggio (+4,1%, 162 euro mensili) che, anche nel 2024, prosegue il recupero post pandemia, sebbene con ritmi più contenuti rispetto al 2023 (quando l'aumento era stato del 16,5%). Si riducono invece le spese per Informazione e comunicazione, che diminuiscono del 2,3% rispetto al 2023.
I costi per la casa
Le famiglie che vivono in affitto sono 4,7 milioni e sono 3,8 milioni quelle che pagano un mutuo. La spesa media sostenuta per l'affitto è di 423 euro mensili (si scende sotto i 400 euro nel Mezzogiorno), e la quota più elevata di famiglie in affitto si registra nei comuni centro di area metropolitana (23,5%), dove il canone medio è pari a 472 euro mensili. Paga un mutuo il 19,5% delle famiglie. Sebbene il mutuo non rientri nella definizione di spesa per consumi, essendo un finanziamento a medio-lungo termine finalizzato ad accrescere il patrimonio immobiliare, per le famiglie che lo pagano rappresenta un esborso consistente che in media, nel 2024, persa per 581 euro mensili. Il valore medio della rata mensile continua a crescere anche nel 2024, ma in rallentamento rispetto all'aumento registrato nel 2023, quando si era verificata l'impennata dei tassi di interesse.
Salute a rischio
L'Ordine dei Medici ha più volte sottolineato la connessione tra la crisi economica e condizioni di salute dei cittadini. Il primo dato è che il carovita ha portato 3 milioni di persone a rinunciare a cure mediche. E i tagli alla spesa alimentare rischiano di aggravare la situazione. La contrazione dei consumi di alimenti di qualità (frutta, verdura, pesce), considerati salutari, generano un peggioramento delle condizioni di salute, con una ricaduta sui conti della sanità pubblica. L'allarme ha basi logiche con potenziali conseguenze. Se una famiglia taglia frutta, verdura, cibi freschi o proteine di qualità e sostituisce con alimenti più economici e meno nutrienti, può aumentare il rischio di malnutrizione, obesità, carenze vitaminiche, disturbi metabolici. E la cosa più grave è che i danni maggiori si possono arrecare ai bambini, come denunciano da anni i pediatri. Non sono da sottovalutare i rischi per gli adulti legati allo stress economico: ovvero l'ansia di vivere con limitatezza, preoccupazioni costanti per i bilanci familiari, indebitamenti, insicurezza alimentare, tutto ciò può aumentare lo stress, contribuendo a problemi di salute mentale, ipertensione, disturbi del sonno.

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