di Pasquale Raicaldo - La Repubblica Napoli
La si celebra tutti i giorni, o quasi. A pranzo a cena, nelle sue infinite varianti o nella versione sua versione più gettonata, la Margherita: less is more. Sua maestà la pizza ha un giorno tutto suo, il "World Pizza Day", e allora è giusto che si prenda la ribalta, con il malcelato orgoglio di un prodotto globale che non conosce crisi e rivendica il legame con la madre patria, Napoli, capitale riconosciuta e riconoscibile, complice il riconoscimento Unesco - dal 2017 - dell'arte del pizzaiuolo napoletano come patrimonio immateriale dell'umanità. I numeri continuano a fotografare un fenomeno senza pari: nata come formidabile ammortizzatore sociale è oggi, per dirla con l'antropologo Marino Niola, il comfort food più diffuso del pianeta. Otto milioni le pizze sfornate ogni giorno, tre miliardi in un anno, per un fatturato di 15 miliardi di euro e un movimento economico complessivo superiore ai 30: se messe in fila le pizze ordinate nel 2024 coprirebbero circa 6.400 chilometri, secondo elaborazioni del food delivery Just Eat. I trend parlano di un consumo in crescita del 10 per cento ogni anno: come a dire, non ci sono limiti all'avanzata della pizza.
Gusto e business, identità e tradizione, anche tanto marketing: è di qualche anno fa la ricerca di Pixsy secondo cui la " tonda" è il piatto più fotografato al mondo, con quasi 60 milioni di scatti che raccontano, su Instagram, la venerazione globale verso Margherita & company: un mosaico collettivo di fotografie da smartphone, con tanto di hashtag e (virtuale) acquolina in bocca. « Sì, la pizza gode di ottima salute e di costante dinamismo » , annuisce convinto Gianluca Liccardo, direttore marketing dell'associazione Verace Pizza Napoletana, nata nel 1984 dalla necessità dei vecchi maestri pizzaiuoli di difendere l'identità del prodotto dalle imitazioni. L'associazione ha oggi 1.100 soci sparsi in più di 60 nazioni nei 5 continenti: cosmopolita è la pizza, universale il gradimento. «Ma il radicamento a Napoli, dove abbiamo 150 soci, e in Campania, dove sono 250, resta una certezza», precisa Liccardo. La fase d'oro trova conferma nei numeri dei corsi di formazione dell'associazione: nel 2024 è cresciuto l'interesse di Sudamerica, Canada e Regno Unito, molto dinamico resta il mercato del Sud- est asiatico. Si impara l'arte, possibilmente a Napoli, e la si traduce in business floridi, a tutte le latitudini del globo. Quanto basta, dunque, perché ci sia grande partecipazione alla festa di oggi, data non casuale: la giornata internazionale della pizza coincide con la festa di Sant'Antonio Abate, protettore dei fornai e dei pizzaiuoli. Un tempo i pizzaiuoli napoletani chiudevano le attività per un giorno di riposo, celebrato accendendo un falò di ringraziamento al loro patrono. «E così fu nel 2017, quando abbiamo ridato linfa a questa tradizione inaugurando l'attuale sede dell'associazione, a Capodimonte » , spiega Liccardo. Istituita nel 1984, la Giornata mondiale della pizza è oggi popolarissima. Al punto che quest'anno il Vera Pizza Day, maratona no-stop ideata dall'associazione Verace Pizza Napoletana proprio per il 17 gennaio, abbraccia la cifra record di 19 Paesi, compresi Qatar e Filippine: 22 masterclass, tutte in diretta sul canale YouTube di Avpn @ pizzanapoletanaverace, si parte allo scoccare della mezzanotte con l'accensione del tradizionale fuoco di Sant'Antuono nella sede di Capodimonte. E arriva, novità assoluta, anche un collegamento con gli scienziati della Base Concordia in Antartide: la pizza arriva ovunque, anche ai confini del mondo. Deve averlo compreso l'Antica Pizzeria Da Michele in The World, che ha appena raggiunto le 67 sedi, in 4 continenti su 5, un'espansione che ha visto una catena artigianale di pizzerie fare il giro del mondo e oltre, arrivando anche nel Metaverso. Ma la pizza, passepartout culinario di comprovata efficacia, è anche - come si suol dire - " topic" di discussione, a volte accesa e animata. Per esempio: come ci si pone nei confronti delle contaminazioni, pizza all'ananas in primis? « Noi storciamo il naso, una cosa sono le polemiche e il marketing, un'altra il rispetto della gastronomia napoletana e mediterranea » , annota Liccardo. I costi, poi: Altroconsumo ha analizzato il costo medio del prodotto, certificando un incremento del 32 per cento dal 2021 ad oggi nella città di Napoli: è l'aumento più alto d'Italia. « Ma si partiva da prezzi molto popolari. - è la difesa di Gino Sorbillo - I motivi? La ricerca di materie prime sempre più di qualità, dall'olio Evo al pomodoro San Marzano, l'inflazione e, non ultimo, il costo di una manodopera sempre più specializzata: sono lontana i tempi in cui la pizzeria era un refugium peccatorum. Uno scenario del genere non poteva che tradursi in un incremento di costi che restano ragionevoli, a Napoli, molto competitivi rispetto alle metropoli del Nord. Oggi sempre più il pizzaiuolo dialoga con lo chef, si informa, cresce » . E poi, quasi sempre, gradisce.
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