di Antonio Limone, Direttore Generale dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno – Il Mattino
Vico Equense - Ci sono storie che si intrecciano con i profumi e i rumori della cucina fin dall'infanzia, come se il fato, senza chiedere permesso, avesse già deciso quale fosse il suo posto nel mondo. La sua vita è iniziata in quei luoghi di fumi densi e voci concitate, dove la madre, cuoca per necessità e talento innato, preparava piatti semplici e genuini per gli ospiti di alberghi e ristoranti. Lo portava con sé, bambino in carrozzina, e forse non immaginava che stava lasciando in lui un'eredità invisibile: il rispetto profondo per la cucina, per il lavoro onesto e silenzioso di chi prepara il cibo come un atto d'amore. Forse neanche lui ha mai pensato che quelle atmosfere avrebbero segnato tanto la sua vita. Forse anche lui ha, in un "primo tempo", immaginato che le cucine erano luoghi di fatica e sacrificio, di mani bruciate e orari impossibili. Ma quando hai quel "gene" impiantato nel tuo DNA allora "cucinare" può essere non solo mestiere, ma arte, racconto e cultura. Questo è lo chef Peppe Guida. Peppe è l'incarnazione perfetta di una terra generosa e profonda, la Campania, che lui porta con sé in ogni piatto. Nelle sue mani, i prodotti della terra e del mare si trasformano in poesia. È uno chef che non ha mai dimenticato chi è e da dove viene: non ha mai abbandonato, nelle sue creazioni, i sapori autentici che lo hanno cresciuto e formato. I suoi piatti raccontano storie antiche e familiari, hanno il potere di riportarci a casa, dove tutto ha inizio. Lo chef Peppe Guida ha fatto qualcosa di straordinario: ha trasformato la cucina in uno strumento di narrazione antropologica.
I suoi piatti sono viaggi nel tempo e nello spazio. Raccontano la tradizione campana ma non la imprigionano: la esaltano, la rendono viva e contemporanea, lasciandola dialogare con il futuro. I prodotti poveri della cucina contadina diventano ingredienti nobili e degni di un palcoscenico mondiale. Così un pomodoro del piennolo, un'erba spontanea o una pasta si trasformano, sotto le sue cure, in un racconto universale. E non si tratta solo di talento, ma di una visione. Peppe Guida ha saputo rendere la sua cucina una filosofia, capace di custodire e diffondere i saperi di una terra che non smette mai di donare. Ha saputo ridare valore al concetto di identità alimentare, restituendoci la consapevolezza che la cucina è prima di tutto un patrimonio culturale, fatto di tradizioni, esperienze e conoscenze tramandate. "Ogni volta che assaggio un suo piatto, ripenso a quei giorni da bambino, alle mani instancabili di mia madre e a quel mondo che avevo sottovalutato. Oggi, grazie a Peppe, capisco che la cucina è il cuore pulsante della nostra storia, un ponte che unisce passato e futuro". A nome di tutti quelli che credono nella forza della tradizione e dell'innovazione, voglio ringraziare Peppe Guida per quello che è e per quello che ci insegna ogni giorno. La sua cucina è un omaggio alla nostra terra, un atto di amore puro che ci invita a ritrovare noi stessi attraverso i sapori di casa. Peppe ci ricorda che il cibo non è solo nutrimento: è un linguaggio universale, un'espressione di cultura, di rispetto e di memoria. Grazie a lui, alla sua capacità di comunicare attraverso i media (vedi Chef's Table su Netflix), la Campania è oggi una voce forte e riconoscibile nel mondo, un luogo dove il passato e il presente si incontrano in ogni singolo piatto. E questo, credetemi, è qualcosa che nessun altro sa fare come lui.
Nessun commento:
Posta un commento