sabato 27 dicembre 2025

Vico Equense e Giorgio Arcoleo: alla riscoperta di una cultura dimenticata

Marina di Aequa
Vico Equense - C’è una Vico Equense che non profuma solo di pizza o di salsiccia e broccoli. È una Vico fatta di silenzi carichi di pensiero, di giardini pensili e di salotti che, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, ospitavano il meglio dell’intelligenza europea. Al centro di questo "cenacolo dell'anima" svetta la figura di Giorgio Arcoleo, un gigante della cultura giuridica e politica italiana che oggi, tra le pieghe della modernità turistica, rischia di diventare una "memoria dimenticata". Siciliano di nascita ma napoletano d’adozione, Giorgio Arcoleo (1850-1914) fu senatore, giurista e letterato di rara eleganza. Se Napoli era il teatro del suo impegno pubblico, Vico Equense – e nello specifico la frazione di Seiano – era il suo rifugio elettivo. Nella quiete della sua residenza estiva, Arcoleo non cercava solo il riposo, ma l'ispirazione. Per lui, la costiera non era un fondale da cartolina, ma un laboratorio di pensiero. Qui, tra il blu del golfo e il verde dei monti Lattari, Arcoleo tesseva relazioni con i più grandi intellettuali del tempo, trasformando il borgo in un crocevia della cultura liberale e giuridica italiana. Parlare oggi di "cultura dimenticata" a Vico Equense significa sollevare un velo su un’epoca in cui la città era considerata una capitale del pensiero. Mentre oggi i visitatori affollano le spiagge e i ristoranti stellati, spesso ignorano di camminare sulle stesse strade dove Arcoleo rifletteva sulle basi del diritto costituzionale moderno. La dimenticanza non è solo onomastica – nonostante la via principale porti il suo nome – ma è soprattutto ideale. Arcoleo rappresentava un'unione perfetta tra rigore scientifico e sensibilità umanistica, un modello di intellettuale che sapeva guardare al paesaggio come a una risorsa spirituale, non solo commerciale. Nell'anno appena trascorso e in questo scorcio di fine 2025, il dibattito sul recupero delle identità locali si è fatto serrato.

 

Riscoprire Arcoleo non significa fare sterile archeologia biografica, ma restituire a Vico Equense la sua dignità di città d’arte e di studi. Sarebbe auspicabile che i luoghi legati alla sua memoria, dalle ville storiche di Seiano ai sentieri che percorreva, diventassero parte di un itinerario culturale che spieghi ai giovani e ai turisti che Vico è molto più di una sosta gastronomica: è un luogo dove la bellezza ha generato pensiero. Giorgio Arcoleo scriveva che "il diritto è la veste della libertà". Forse, riscoprire la sua figura è il primo passo per liberare Vico Equense da un’immagine troppo parziale, restituendole quella profondità storica che la rende unica al mondo. La cultura non è dimenticata finché c’è qualcuno disposto a raccontarla.

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