Vico Equense - In un recente intervento si è levato un grido contro quelle che vengono definite "polemiche sterili", invitando i cittadini di Vico Equense a smettere di lamentarsi e a guardare i "fatti". L’argomentazione è chiara: Vico sarebbe un’eccellenza rispetto ai vicini e le colpe dei disservizi attuali andrebbero cercate altrove (Gori, Enel) o nel passato remoto della Prima Repubblica. Tuttavia, analizzando questo ragionamento, emerge un’insidia pericolosa per il dibattito democratico: l’uso della memoria storica come anestetico per i problemi del presente.
L'alibi del passato e lo spettro del "peggio"
Certo, ricordare le ombre degli anni '80 - tra lottizzazioni dubbie e clientelismo - è un esercizio utile, ma non può diventare la giustificazione per le inefficienze del 2025. Dire che "40 anni fa si taceva sugli abusi" non toglie al cittadino di oggi il diritto di esigere marciapiedi sicuri, una gestione impeccabile dei rifiuti o trasparenza amministrativa. La politica non è una gara a chi ha fatto meno danni rispetto al secolo scorso, ma la responsabilità di rispondere alle esigenze attuali.
Il gioco dello scaricabarile sulle infrastrutture
È corretto sottolineare che enti come Gori ed Enel abbiano obblighi di ripristino. Ma qui sorge la domanda critica: chi deve vigilare? Un’amministrazione forte non subisce i tempi delle multinazionali, ma impone cronoprogrammi severi e sanziona i ritardi. Definire Vico una "bomboniera" mentre ci sono ancora arterie periferiche che attendono interventi strutturali significa avere una visione centro-centrica della città, dimenticando che la qualità della vita si misura dall'ultimo chilometro di strada collinare, non solo dai fiori in piazza.
Il confronto con i vicini: un orgoglio di Pirro
Paragonare Vico Equense a Massa Lubrense per sentirsi "avanti di 50 anni" è un esercizio di autocompiacimento che rischia di bloccare ogni ambizione di crescita. Se il parametro di eccellenza è il degrado altrui, smettiamo di essere una meta turistica internazionale e diventiamo semplicemente "il meno peggio del circondario". Vico ha le risorse, le eccellenze gastronomiche e la bellezza paesaggistica per confrontarsi con i migliori standard europei, non per guardare dall'alto in basso le criticità dei comuni limitrofi. Il caso Castello Giusso e la partecipazione L'accusa di ipocrisia sulla vendita del Castello Giusso tocca una piaga aperta. Ma proprio perché quella fu una ferita al patrimonio pubblico, oggi la cittadinanza è più sensibile e "rumorosa". Quello che viene definito "rumore sui social" è spesso l’unico strumento rimasto ai cittadini per accendere un faro su disservizi che altrimenti resterebbero confinati nei corridoi del palazzo.
Conclusione
Criticare non significa non amare Vico Equense. Al contrario, l'onestà intellettuale citata nel post originale dovrebbe spingerci a non accontentarci. Una città "ben tenuta" non è un regalo che l'amministrazione fa ai sudditi, ma un dovere minimo verso chi paga le tasse. Smettiamola di dire che "va tutto bene perché un tempo andava peggio". Il tempo delle scuse è finito: Vico merita di essere una bomboniera non per confronto, ma per merito assoluto. E per farlo, ha bisogno di cittadini che vigilano, criticano e non si lasciano silenziare dal ricordo di una Democrazia Cristiana che non esiste più.

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