mercoledì 10 ottobre 2007

Sud: L'assente

C’è un grande assente nella politica italiana oggi: Il Mezzogiorno. Nonostante la condizione di estrema precarietà e disagio sociale in cui versano le popolazioni del sud, è scomparso dall’agenda della politica come specifica emergenza nazionale. Anche la prossima finanziaria, pur contenendo elementi di significativa inversione di tendenza sul versante della redistribuzione del reddito, elude completamente il tema. Eppure senza il rilancio del sud non decolla l’economia italiana. Non è un paradigma ideologico che ci induce ad affermarlo, è la concreta esperienza europea che lo insegna. Se oggi l’economia tedesca si impone come elemento trainante è perché l’est ha un pil doppio dell’ovest, lo stesso dicasi per la Spagna. Insomma senza un recupero significativo dei livelli di produzione meridionale non c’è speranza di ripresa per l’Italia. Eppure oggi questo non sembra richiamare una riflessione puntuale e costante, nè nel nascente partito Democratico e, devo dirlo con rammarico, neanche tra le forze che stanno tentando di dar vita al processo unitario a Sinistra.
Oggi tutti discutono e si arrovellano intorno ad una presunta “questione settentrionale”, questione che c’è ma che è squisitamente politica. Essa parla alla capacità della politica di innovare e riconnettersi sentimentalmente con la società. Il sud mantiene quasi del tutto intatto il portato storico politico e sociale di una mai risolta questione meridionale di gramsciana declinazione. Anche la precarietà assume connotati specifici se guardata con gli occhi del giovane meridionale. I precari della scuola che alle cinque del mattino si mettono in treno per Roma senza la certezza di trovare un incarico all’arrivo, li trovi a Napoli e certamente non li incroci alla stazione di Milano. Il numero davvero esorbitante di ragazze e ragazzi che hanno ripreso un flusso migratorio alla ricerca di lavoro, stanno devastando e facendo invecchiare le città medie del sud. Insomma il quadro sconfortante dei dati Svimez lo incroci nella sua materialità ogni giorno incarnato nel volto di uomini e donne meridionali. Non penso servano risposte emergenziali, contratti d’area zone franche e patti territoriali li abbiamo sperimentati e non hanno prodotto i frutti sperati. C’è bisogno che il governo Prodi assuma il tema di una centralità del sud e l’inversione di un profilo ideologico negli interventi:
-Analizzare e Programmare deve essere il nuovo metodo, affinché si evitino sprechi e si ottimizzino le risorse che ci sono. Partendo dalla economia che c’è industriale, agricola terziaria e turistica per rafforzarle e rilanciarle sui mercati globali.
-Programma infrastrutturali che riducano i disagi alla mobilità interna ed esterna alla regioni meridionali.
-Tutela del territorio, riqualificazione e manutenzione delle aree verdi anche attraverso un piano di impiego dei giovani in un intervento mirato a prevenire incendi in estate e alluvioni in inverno.
-Lotta alle camorre e alle mafie come vera ed unica frontiera della ricerca di risposte alla domanda di sicurezza.
-Investimento sulle politiche sociali per il sud a partire dal finanziamento di un salario di cittadinanza per i giovani meridionali.
E’ con questo programma che Rifondazione comunista di Napoli sarà in Piazza a Roma il 20 ottobre ed è su questa base che si avvierà in Campania il confronto con Verdi, Comunisti italiani e Sinistra democratica perché il nuovo soggetto unitario e plurale che stiamo costruendo si incarni nei territori a partire dai bisogni delle popolazioni del sud e tenti di rappresentarli con efficacia.
Andrea Di Martino
Segretario provinciale di Napoli Prc

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