domenica 6 aprile 2008

Durissimo attacco di Monsignor Liberati

Durissima condanna della classe politica, da parte del monsignor Carlo Liberati, arcivescovo-prelato di Pompei, in una intervista all´ANSA. L´arcivescovo, tra scandali rifiuti e mozzarelle alla diossina (anche se lui dice di non credere alla tossicità di questo prodotto pregiato), definisce la situazione in Campania allo “sfacelo”, ed è da “almeno dieci anni che esiste questo malessere”. Oggi, spiega il delegato pontificio, “il problema dei problemi è la mancanza di valori e progettualità politica. I cambiamenti non si possono fare in poco tempo”, occorrono mesi e anni per “sradicare questo sistema di illegalità diffusa e assoluta”. “La corruzione e il degrado - spiega - sono sentite come normali, come l´aria che si respira, a cui ci si abitua senza rendersene conto”. Questa “inaffidabilità” della classe politica e della società, non solo della Campania ma nazionali, generano un altro grave problema: la fuga dei giovani e degli imprenditori verso mercati dove “non occorre pagare il pizzo, ne denaro per vincere gli appalti, ne esiste il taglieggiamento”. “Io non credo ai politici - osserva amaramente il prelato - perchè nessuno meglio di loro sa ingannare. Pretestuosamente e occasionalmente fanno promesse solo per ottenere il voto”. Da qui, anche un´ulteriore considerazione contro la “casta”. Come può infatti, un politico che guadagna 5.500 euro chiedere il voto a chi ne guadagna solo 450? “Dovrebbe solo vergognarsi”, scandisce Liberati. “Non si devono dire certe cose solamente perché siamo in campagna elettorale, come quel politico che ha dichiarato: noi sconfiggeremo la camorra. Io ho tanta paura che sconfiggeranno lui”. “Bisogna dimostrare con gli atti”, aggiunge, che non sono solo promesse, mentre “quelle di questi giorni puzzano di bruciato lontano mille miglia”. Riferendosi al sistema elettorale, l´arcivescovo parla di un “sistema che non è veramente democratico in quanto - dice - non mi permette di votare il mio candidato ma quello presentato dal partito. Così sono costretto a scegliere il meno peggio”.

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