mercoledì 7 maggio 2008

Basta «caminetti»

Radicamento sul territorio, tesseramento, campagna d’ascolto in tutto il Paese, nuovo gruppo dirigente, congresso tematico in autunno su economia e sicurezza. E basta «caminetti» dei big e soprattutto no alle correnti. Ecco i pilastri su cui il Pd vuole costruire il suo rilancio. Martedì Veltroni e Franceschini hanno ascoltato per tre ore i segretari regionali al Nazareno, in quella che sarà la futura sede di tutto il Pd, e ne sono usciti rinfrancati: le energie per ripartire ci sono. Purchè ci si rimbocchi le maniche e non si torni a vecchie logiche. Andrea Orlando, responsabile organizzazione e Paolo Giaretta, segretario del Veneto, incontrando i giornalisti, la mettono così: «Non vogliamo torcicollo, tornare alle vecchie parrocchiette è una fuga dalla realtà».Tino Iannuzzi segretario regionale, ha ottenuto a Roma il semaforo verde da Walter Veltroni sulla linea politica del partito in Campania. Ok alle primarie, alla costruzione dei circoli del Pd e al completamento dei congressi per le cinque segreterie provinciali.

La frustrazione del neofita

Dopo il foglietto che ci diceva quali nomi scrivere sulle schede di oggi (2 vicepresidenti, un questore, 4 segretari d’aula), tutti rigorosamente bilanciati in base alle cosiddette “aree di riferimento” - che fino a qualche mese fa si chiamavano correnti, ma nel Partito democratico non si può più - Dario Franceschini ha detto l’unica cosa che, in quel momento, potesse tirarci su: “Con questo voto, si conclude una fase di transizione. Da ora, iniziamo una vita nuova”. Ecco, noi neofiti stiamo aspettando con ansia il fischio d’inizio. Noi che nella nostra vita non avevamo mai preso una tessera, noi che avevamo vite anche piuttosto interessanti fuori da qui, noi che (stavolta è pluralis modestiae) avevamo fatto obiezione di coscienza al servizio militare e che ora ci ritroviamo soldatini… noi, insomma, ci saremmo un po’ rotti le scatole. Ne parlavo oggi con Matteo Colaninno, che qualcosina da fare l’aveva anche prima di entrare in Parlamento: proviamo la stessa frustrazione, che ci dicono essere naturale all’inizio ma che ci pesa da morire. Così abbiamo sequestrato Marina Sereni, che oltre ad essere una donna molto in gamba è la vicepresidente del nostro gruppo alla Camera, e le abbiamo ricordato che non siamo venuti a cambiare aria. Che per noi il Parlamento non è un fine, ma un mezzo. Che se un partito è nuovo si vede anche dal coraggio che ha nelle sue scelte, e le prossime scelte parlano chiaro: formazione delle commissioni bicamerali, composizione del governo ombra. Fra tanti possibili candidati, ognuno di noi è stato scelto per il ruolo che ricopriva, e se lo ricopriva era perché aveva dei talenti per farlo. Ecco, fino a quando questi talenti non verranno presi in considerazione, continueremo a sentirci le persone giuste al posto sbagliato. (Dal blog dell’On. Andrea Sarubbi PD eletto in Campania 1)

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