di Alessio Gemma da La Repubblica Napoli È l'identificazione tra il destino di un territorio e il politico che lo governa. Come coniare un partito "a parte". Ecco la definizione di Vincenzo De Luca: «Io non devo condividere con nessuno. Noi facciamo le nostre battaglie, sono gli altri che si devono adeguare a quello che fa la Campania». È la risposta dello Sceriffo alla domanda sul dialogo iniziato domenica con la segretaria del Pd Elly Schlein che l'ha incontrato vis a vis. Punti in comune? «No», replica secco il presidente dem. Meglio ancora: «Le bandiere di partito non servono a niente in questi casi, a me interessano i fatti». Tradotto: più del Pd conta la Regione, e quello è il mio partito. Il che fa a pezzi la dichiarazione che la deputata di Lugano aveva rilasciato prima di vederlo: «Ci mancherebbe che non ci parlassimo, perché è il presidente di Regione di un partito di cui sono la segretaria » . Elementare, Watson. Fino a quando non ci pensa De Luca ad applicare la teoria dello Stato di eccezione alla forma partito. Collocandosi finanche fuori dalla sua comunità poltiica. « Noi combattiamo e verificheremo la coerenza di tutte le forze politiche, tutte, senza nessuna differenza - spiega -. Chi sostiene queste battaglie è amico del Sud, è amico di De Luca che peraltro se ne infischia. Io posso vivere anche senza amici, mi basta la mia famiglia».
Allora: siamo ben oltre la richiesta di terzo mandato. De Luca fa capire che sarà candidato. Al netto del Pd. Ossia: anche senza il Pd. E l'antifona al Nazareno l'avevano intuita dopo il colloquio tra i due. «Basta attaccare sul terzo mandato - spiegavano in questi giorni gli uomini vicini a Schlein - il problema di De Luca non si risolve così. Bisognerà farci i conti, mica si toglie di mezzo facilmente ». D'altronde era stata la segretaria a chiedere l'appuntamento. Perché non era bastato a Schlein commissariare subito il partito campano, negare al figlio deputato Piero la riconferma a vicecapogruppo alla Camera, fare palla corta pubblicamente sul terzo mandato in Regione. Con l'illusione dei tempi lunghi, due anni e mezzo da qui alle Regionali. Come un terribile gioco dell'oca, si torna sempre alla stessa casella. O meglio alla stessa poltrona di presidente. Candidarlo o no? Per cui discorsi comuni su "autonomia differenziata", " fondi bloccati per il Sud", diventano ammennicoli. Come andrà a finire? Il punto piuttosto è da dove iniziare. Lunedì il segretario del Pd Napoli Giuseppe Annunziata - espressione dell'area Bonaccini che in provincia ha vinto il congresso - ha reso noti i nomi della nuova segreteria. Squadra unitaria: su 17, 6 in quota Schlein, dopo un braccio di ferro col deputato dem Marco Sarracino, riferimento della deputata a Napoli, sulla parità di genere. Potrebbe essere la sponda con le altre correnti bonacciniane la strategia per indebolire il governatore? Potrebbe diventare il sindaco Gaetano Manfredi il contrappeso e l'interlocutore di Schlein? Resta che al cospetto dell'ex rettore e dello stesso Pd, De Luca si preparerebbe alle Regionali con la " cassa" di Palazzo Santa Lucia tra le mani. E la possibilità di sgambettare i dem alle Europee: già circola l'ipotesi dell'assessora fedelissima Lucia Fortini candidata a Strasburgo. Meglio organizzare una resistenza. Oggi Sarracino, Sandro Ruotolo e Deborah Serracchiani visitano il carcere di Nisida. Domani incontro al circolo Politecnico di piazza Trieste e Trento - dal titolo "Senza il sud, l'Italia non cresce" - tra Sarracino, Ruotolo, il commissario del Pd campano Antonio Misiani, i deputati Arturo Scotto e Andrea Orlando. Prove tecniche di corrente. Ma si potrà continuare a fare finta su De Luca? L'eccezione farebbe in tempo a diventare anomalia. Al cuore del partito.
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