Amarcord nella notte dedicata al tenore
Sorrento - Dopo cinquant’anni il fascino del «golfo di Surriento» ancora lo contagia. Il mare forse luccica un po’ meno e l’altra sera non tirava vento a Marina Grande, ma Lucio Dalla non ha resistito alla tentazione di cantare la sua «Caruso». Spente le telecamere di Raiuno, dopo la registrazione dello spettacolo «Una notte per Caruso» (andrà in onda mercoledì prossimo alle 21.20), il cantautore bolognese, cittadino onorario di Sorrento, ha voluto manifestare il suo felice connubio con la costiera. È salito sul palco adagiato sul mare del caratteristico borgo dei pescatori in maniera informale: «Qui sono a casa mia - ha sottolineato - Non potevo mancare a questo prestigioso appuntamento che rinnova il mito del grande tenore Enrico Caruso. In questa terra che frequento da cinquant’anni, dove ci sono cari amici, come Giovanni Russo che per me è come un fratello, sono uno di voi. Non potevo mancare anche perché a Marina Grande abitava un altro grandissimo amico mio: Pasquale, che purtroppo ci ha lasciati l’anno scorso. Voglio ricordarlo con tanta commozione. Il destino lo ha portato via da questa terra, ma sono certo che un giorno ci rincontreremo». Pasquale Ruocco, contitolare con la sorella Teresa della libreria La Capsa, accompagnava sempre Lucio Dalla durante i suoi soggiorni in Penisola sorrentina. Poi, un doveroso amarcord, un altro segno del destino, quello che ha ispirato la sua canzone: «Conoscevo il mito di Caruso - ha spiegato - ma se non avessi incontrato Angelo Leonelli, al bar La Scogliera a Marina Piccola, non avrei conosciuto la storia del soggiorno sorrentino del grande tenore e non sarebbe nata la canzone». Poi, dopo aver tributato un pubblico consenso a Michael Bolton, che ha presentato una versione personalissima di «Caruso», ha eseguito il suo celebre brano accompagnato dal complesso di musicisti diretto dal maestro Stefano Palatresi. La performance di Lucio Dalla non ha, tuttavia, attenuato l’eco dell’evento, promosso dal Comune e dalla Fondazione Sorrento, una produzione di Vittoria Cappelli, per la cerimonia di consegna del Premio Caruso 2009 a Renzo Arbore, un altro personaggio che ha dato lustro alla canzone napoletana nel mondo. Un altro sorrentino adottivo, come si è definito lo stesso showman, ricevendo dal sindaco Marco Fiorentino l’artistica pergamena custodita in una pregevole cornice in legno intarsiato. In tema di sorrentinità, da sottolineare anche la pregevole fattura dei costumi di scena realizzati dal sarto Giuseppe Tramontano. Ancora, l’esibizione della vocalist Valeria Del Giudice, allieva dell’Accademia del Musical del Teatro Tasso, che ha accompagnato la cantautrice Grazia Di Michele, docente della scuola «Amici» di Maria De Filippi, nel brano «Le ragazze di Gauguin». Nell’atmosfera festosa della kermesse, presentata da Anna Falchi, Marina Grande ha riproposto il fascino discreto del caratteristico borgo di pescatori, confermando l’opportunità di rinverdire i fasti degli anni ’50, quando fu il palcoscenico naturale del film «Pane, amore, e…», con Sofia Loren e Vittorio De Sica. (Antonino Siniscalchi il Mattino)
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