di Claudia Mancina da qdrmagazine.it
Bisogna ridare credibilità alla politica: ha ragione Bersani. Altroché se bisogna! Il problema però è: come? e chi lo farà? Per riconquistare la credibilità perduta non basta certo evocare una malintesa "autonomia del politico", pensando che una volta tolti di mezzo i tecnici, e riprese le leve del comando, si possa ricominciare come niente fosse. Forse i dirigenti del Pd non si rendono conto di quanto l'esempio di sobrietà e di rigore incarnato dall'attuale premier sia apprezzato dall'opinione pubblica. I sondaggi (da ultimo quello di Mannheimer sul Corriere di domenica) ci dicono che, nonostante l'inevitabile scontento di fronte ai duri provvedimenti del governo, il consenso al premier rimane alto, soprattutto tra gi elettori del Pd.
Questa apparente contraddizione rivela la sfiducia nella politica dei partiti: altrimenti il consenso dovrebbe migrare tutto su Bersani e su Alfano, che promettono una revisione di quei provvedimenti. Monti convince molto più degli altri prossimi candidati a succedergli: questa è un'amara verità per loro. Ma dietro c'è un'altra verità, ancora più dolorosa, tanto che la si vuol negare ed esorcizzare: la politica non è necessariamente la politica di questi partiti, la democrazia non muore affatto se questi partiti vengono messi in quarantena. Certo, le elezioni non possono non essere il momento in cui i partiti ritornano in campo come protagonisti delle scelte. Ma sta a loro svolgere il ruolo di protagonisti. Nessuno glielo può dare, neanche gli elettori, che sono liberi di distribuire il loro voto in modo tale da fare uscire dalle elezioni un vincitore azzoppato, come è avvenuto nel 2006. Sono i partiti che devono guadagnarsi il loro ruolo, costruendo una proposta che convinca gli elettori.
Che fa il Pd per convincere gli elettori a dargli una bella e grande vittoria?
Dopo aver affermato che bisogna andare oltre Monti, ma con Monti (ovvero con le sue riforme), si allea con Vendola che promette di buttare a mare le cose buone fatte da Monti e, by the way, votate dal Pd. Si arrocca di fatto a difesa del Porcellum perché sa che senza il premio di maggioranza non ha la garanzia della governabilità (concetto craxiano un tempo esecrato). E condisce il tutto con l'evocazione di improbabili complotti dei poteri forti per impedire a Bersani di governare: ah, quella irresistibile coazione a ripetere, quell'eterna mania di persecuzione degli ex-comunisti!
Cari amici, anzi compagni: nessuno vi impedisce di governare, siete voi che ve lo impedite da soli. Siete voi che preparate il ritorno di Monti, apparecchiando una maggioranza contraddittoria e divisa, dalle molte e diverse anime. Non vale prendersela col premier perché ha promesso una generica disponibilità, né con Casini e Montezemolo perché stanno disegnando una soluzione politica, che potrebbe anche rivelarsi meno forzata di quanto si creda. Le ultime mosse sulla scena politica non alludono a una riedizione del governo tecnico né a una grande coalizione, ma ad un governo pienamente politico, che potrebbe emergere dalle elezioni se il centro si rivelasse determinante. Riuscirebbe così a Monti un miracolo: dare finalmente un ruolo politico a questo mitico personaggio della storia italiana, il centro. Per i non pentiti del bipolarismo, per chi vuole che dalle elezioni esca vittoriosa una proposta politica chiara, non c'è che una strada: appropriarsi dell'agenda Monti, affermare con determinazione la continuità del prossimo governo con l'attuale e con il suo sforzo di riportare l'Italia nel contesto europeo.
Claudia Mancina. Insegna Etica all'Università La Sapienza di Roma. Già deputata negli anni '90 del Pds, fa parte della Direzione nazionale del Partito democratico. Ultimo suo libro uscito per Il Mulino è La laicità al tempo della bioetica. Tra pubblico e privato.
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