venerdì 14 agosto 2015

Gioco d’azzardo in Italia. Un nuovo e pesante atto di accusa, lanciato da Raffaele Luaro, al Festival del film di Locarno 2015

Prima della proiezione, fuori concorso, in anteprima mondiale, del film-denunzia sul gioco d’azzardo, “Vivere alla grande”, opera prima del giovane regista pugliese, Fabio Leli, Raffaele Lauro, intervistato dal direttore artistico del Festival del Film Locarno 2015, Carlo Chatrian, davanti al pubblico e alla stampa accreditata, ha lanciato, dal palco dell’importante kermesse cinematografica svizzera, un nuovo pesante atto di accusa contro i governi italiani, di centro destra e di centro sinistra, responsabili istituzionali, politici e morali della devastazione sociale, in atto, prodotta dal gioco d’azzardo in Italia. Il lungometraggio, della durata di 159 minuti, accolto da applausi, nel corso e a conclusione della proiezione, e da commenti tutti positivi, è strutturato attraverso le testimonianze, drammatiche e dolorose, delle vittime del gioco d’azzardo (giovani, anziani, imprenditori, famiglie frantumate) e dei principali attori, in positivo (sociologi, psicologi, investigatori e magistrati) e in negativo, di questa autentica tragedia all'italiana. Il film ricostruisce, tra l’altro, anche l’intensa attività istituzionale, dal 2006 al 2008, come commissario antiusura e antiracket, e parlamentare di Lauro, come senatore della XVI Legislatura e membro della commissione antimafia, sulla necessità di una regolamentazione severa del settore: la tutela dei minori; la cura del malati patologici; il sostegno alle famiglie; la pubblicità ingannevole; la trasparenza proprietaria delle società concessionarie, con sede nei paradisi fiscali; le infiltrazioni della criminalità organizzata; l’applicazione ai titolari delle sale giochi delle norme antimafia; la continuità tra gioco cosiddetto legale e quello illegale; la corruzione e l’indotto criminogeno sull’intero territorio nazionale (usura, compra-oro e spaccio degli stupefacenti); i privilegi fiscali alle società concessionarie; l’alibi delle entrate tributarie; i silenzi omertosi dell’informazione e la complice collusione dei partiti politici.
 
“Presto o tardi - ha commentato Lauro, alla fine della proiezione, con i giornalisti che si complimentavano con lui e con il regista - tutti i primi ministri e i ministri delle finanze della repubblica italiana, degli ultimi quindici anni, ne dovranno rispondere, penalmente e civilmente, non solo di fronte alla coscienza collettiva del paese, ma di fronte al tribunale dei ministri. Questo film, coraggioso e dal valore altamente civile, ospitato in un festival straniero, meriterebbe di essere proiettato in consiglio dei ministri, in parlamento e in tutte le scuole del nostro paese”.

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