“Se il decreto per lo sviluppo fosse privo di riforme strutturali, il governo dimostrerebbe la propria impotenza. E un governo impotente è meglio che vada via”. Così il senatore Pdl Raffaele Lauro, esponente vicino a Claudio Scajola, indicato nei giorni scorsi dai media come colui che starebbe lavorando alla stesura del documento con cui i “malpancisti”del Pdl, vicini all’ex ministro dello Sviluppo, chiederebbero la "discontinuità” al premier. “Non ho avuto nessun incarico di redigere documenti – smentisce seccamente Lauro -. Ho solo contribuito a raccogliere tutti i ragionamenti sulla crisi attuale che sono emersi nel tempo. Ma un documento organico, sottoscritto e definito a tavolino non esiste”. In questi “ragionamenti”, spiega il senatore “scajoliano”, “c’è un’analisi politica della crisi, le ipotesi per uscirne, la rivendicazione dei valori del Ppe anche in Italia, dei valori originali di Forza Italia e della ‘rivoluzione liberale’ e le proposte per lo sviluppo e la crescita”. Proprio le riforme strutturali, ribadisce Lauro, “segneranno il banco di prova per la sopravvivenza del governo. Mi auguro che Berlusconi si renda conto che il decreto per lo sviluppo rappresenta l’ultimo appello. Se il dl sarà in grado di varare le misure necessarie all’innovazione tecnologica, alla ricerca e all’occupazione giovanile, allora l’esecutivo avrà la legittimità non solo formale del Parlamento ma anche quella politica e istituzionale per completare il suo cammino fino a fine legislatura”.
Di sicuro, sottolinea l’esponente “scajoliano”, nel dl sviluppo non deve apparire la parola condono. “Nei colloqui che ho avuto ieri in Senato – rivela Lauro - ho cominciato ad avvertire una voglia matta di condono fiscale se non addirittura previdenziale ed edilizio. L’auspicio è che questa soluzione venga interdetta e frenata, perché sennò il governo sarebbe realmente in pericolo, nonostante tutti i conteggi con il pallottoliere che faranno di notte i dirigenti del Pdl”. Quanto Tremonti potrebbe rappresentare un ostacolo alle linee d’azione economica avanzate dagli “scajoliani”? “Non da oggi né da ieri sono un aspro critico del ministro dell’Economia, perché la sinistra ne aveva fatto una specie di icona e lui si è crogiolato in questo auto-mito di salvatore della patria – risponde Lauro -. Gli va dato atto che nella prima fase della sua politica economica ha evitato danni al Paese sulla stabilità monetaria. Ma se analizziamo cosa ha fatto Tremonti in 10 anni per le riforme strutturali e se abbia messo in piedi degli anticorpi per frenare la crescita del debito pubblico, allora il giudizio su di lui diventa totalmente negativo”. Insomma, sottolinea Lauro, “se Tremonti si presentasse con un provvedimento in cui si dice che una patrimoniale sulle ricchezze mobiliari e immobiliari è assolutamente necessaria, che serve accelerare la riforma previdenziale e predisporre una seria lotta all’evasione fiscale, riceverà il mio plauso. Ma se si presentasse con condoni e altre nefandezze, questo sarebbe lo strumento più adatto per fare cadere il governo. Anzi – dichiara il senatore ‘scajoliano’ -, in quel caso comincerei a pensare che Tremonti abbia presentato un testo di quel genere espressamente per farlo cadere”. Puntualizza Lauro: “Nel momento in cui faccio autocritica verso la mia parte politica, non va dimenticato che dall’altra parte abbiamo delle opposizioni che non sono d’accordo su niente e su questi problemi non dicono parole decisive. Non ho capito – aggiunge il senatore Pdl - quali sono le proposte di Pd, Udc, Idv e degli oppositori sociali del regime berlusconiano. Sfido le opposizioni a sedersi a un tavolo e stabilire quel è il loro decreto per lo sviluppo, senza nascondersi dietro la scusa che le proposte le fa il governo”. Se con il dl sviluppo il governo Berlusconi dimostrasse la propria impotenza, “sono dell’idea che non si debba andare alle elezioni anticipate, ma si dovrebbe allargare la maggioranza all’Udc, sempre con la volontà di fare le riforme”, dichiara Lauro. Ma affinché possa reggere questo ipotetico governo con i centristi, “c’è bisogno della volontà di Berlusconi – segnale il senatore ‘scajoliano’ – di indicare al suo posto una personalità che nel centrodestra abbia dato grande esempio di responsabilità istituzionale. E il primo nome che può venire alla ribalta è quello di Gianni Letta”. Lauro precisa di non avere pregiudiziali nei confronti di nessuno, “nemmeno verso Fli”. La situazione economico-sociale è talmente grave, sottolinea, che “se Fini fosse d’accordo a dare il via alle riforme strutturali, non avrei nessuna remora a dire ‘viva Fini’”. Rivela Lauro: “Decine di senatori di maggioranza e opposizione hanno la consapevolezza che siamo arrivati a un punto in cui serve una svolta”. C’è possibilità che possa nascere un gruppo parlamentare a Palazzo Madama? “Non ho nessun incarico di reperire peones – taglia corto il senatore Pdl -. I miei sono solo dialoghi e confronti che avvengono con dei colleghi”. Costituire un gruppo autonomo, spiega Lauro, “solo per difendere se stessi non avrebbe senso e sarebbe inutile. Se invece servisse a convincere dell’esigenza che non sono più rinviabili né l’allargamento della maggioranza né le scelte per lo sviluppo, allora ben vengano nuovi gruppi parlamentari”. Intanto il governo ha superato l’ennesima prova di un voto di fiducia. “Meglio che il governo pensi a varare le riforme strutturali necessarie – conclude Lauro -, di fiducia si può anche morire…”.
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