Vertici sconfessati ad Afragola, Scafati, Pontecagnano, Campagna
«Siamo stati troppo responsabili, adesso decidiamo noi»
Fonte: Simona Brandolini da Il Corriere del Mezzogiorno
«Il senso di responsabilità che abbiamo avuto sinora non ha pagato: è il momento per noi di essere irresponsabili». Più che una dichiarazione, quella di Antonella Pepe, segretaria regionale dei Giovani democratici, è un vero e proprio manifesto politico che si paleserà alle amministrative. Sotto forma di liste, in alcuni casi, di candidature, in altri. È una rivolta quella degli under 30 che fa ben sperare. Perché se c'è vita su Marte, c'è pure nel Pd. Finalmente. «Prendiamo il caso di Scafati — prosegue Pepe —, è emblematico di come il Pd sia ormai un partito chiuso in se stesso, sordo. Eppure abbiamo perso ovunque». E prendiamolo. Da un anno il vicesegretario nazionale dei Gd, Michele Grimaldi, sta conducendo una battaglia da candidato a sindaco del comune contro il suo partito. Pur di mettergli i bastoni tra le ruote in dicembre hanno celebrato le primarie. Grimaldi è arrivato secondo, dopo Corrado Scarlato. Peccato che, come al solito, è scoppiato il caso brogli, le primarie sono state annullate e poco dopo Scarlato ha ricevuto pure un avviso di garanzia. Il caos. Logica avrebbe voluto che fosse ripescato Grimaldi. E invece no, il Pd locale ha fatto rispuntare il nome di Nicola Pesce sindaco negli anni '90. A questo punto le strade si sono divise, come pure l'intero centrosinistra. E Grimaldi con il suo movimento Primavera non bussa è testardamente in campo. Altro caso eclatante è quello di Campagna.
Nel comune salernitano a pochi mesi dalle elezioni di candidati il centrosinistra ne ha ben sei (due il centrodestra). Uno è Andrea Lembo, laureando in legge, 27 anni, democratico rivoltoso: «Il Pd da noi vive una situazione di stallo. Noi a Campagna governiamo, ma il problema è che il Pd ha occupato le istituzioni. Mai un ruolo di pungolo, un rinnovamento chiaro, un'apertura alla città. Neanche le primarie. Perciò sono rivoltoso: col partito finora non ho potuto parlare». E così ha lanciato un movimento giovanile, Linea retta-diritti alla meta. «Da quando siamo in campo e competitivi — spiega Lembo — cercano di offrirmi qualsiasi carica o poltrona, ma non ce n'è. Andiamo soli anche contro un muro. È il momento per la nostra generazione di conquistarsi gli spazi senza dover dire grazie a nessuno capobanda». C'è invece chi ha presentato una lista Gd. Capita ad Afragola, finora governata dal potente Enzo Nespoli. Uno degli ispiratori è Giuseppe Cerbone, responsabile organizzazione degli under 30 e vulcanico 23enne. «Il Pd ha preso il 18 per cento alle politiche, il 14 alle provinciali — spiega Cerbone — un disastro, perché si è dimostrato un comitato elettorale e non un partito. In ragione di questo e poiché siamo da sempre ostacolati, abbiamo deciso di presentare una lista in cui il più vecchio ha 28 anni». Il candidato sindaco sinora non c'è, come nella maggior parte dei comuni, né c'è la coalizione. I Gd se ne fregano: «Siamo coraggiosi, abbiamo costruito una comunità che nella storia cittadina non s'era mai vista. Siamo una lista di giovani che rappresenta anche i più deboli». Il resto è passato, insomma. A Pontecagnano, regno incontrastato di Ernesto Sica, sono poi riusciti in un'impresa incredibile: far sostenere da tutto il partito un trentenne. Come hanno fatto? Lo racconta il segretario Roberto Brusa che di anni ne ha 30 anche lui. «Tre anni fa il Pd era completamente distrutto, con un lungo lavoro di coinvolgimento dei cittadini, di chi stava fuori dalla politica e grazie a tanti ragazzi, alla fine siamo riusciti a imporre un candidato giovane». Imporre con le primarie, dove Giuseppe Lanzara ha stravinto con l'80 per cento delle preferenze. Lanzara è anche l'attuale capogruppo in consiglio comunale e da sempre si batte contro Sica, «il clientelismo di Sica — racconta Brusa —. Sica ha uno staff da 800 mila euro l'anno, cinque addetti stampa, sei o sette persone nella segreteria. Due giorni fa ha approvato una determina da 23 mila euro per portare in gita 100 anziani di Pontecagnano in gita in Toscana perché siamo in campagna elettorale». C'è un ultimo caso, infine, che la dice lunga sullo stato comatoso in cui versa il Pd e non solo a livello nazionale. E la dice lunga anche sulla capacità di selezione della classe dirigente. È il caso di Aversa. Nel comune casertano si è votato nel maggio scorso. Il Pd ha raggiunto l'infelice percentuale del 6 per cento. L'unico eletto è stato Marco Villano, segretario provinciale dei Giovani democratici neanche a dirlo. «Il 6 per cento in una città amministrata malissimo dal centrodestra è più di un disastro — spiega Villano —. Frutto di scelte calate dall'alto, sbagliate. Il nostro candidato era il segretario del Pd il professore Mariano D'Amore, che si è dimesso ad un mese dalle elezioni. Da allora non abbiamo il segretario, neanche un commissario. Da unico eletto ho sollecitato il segretario regionale, il provinciale, mi sono sentito in dovere di fare tutti i passi verso il congresso. Abbiamo organizzato un'assemblea con una sessantina di persone. Ho avuto il mandato di attivare le procedure: nessuna risposta. Ad ottobre arrivano nella sezione due emissari del Pd che nominano quattro persone. Continuiamo a chiedere il congresso da un anno». Aversa è un paesone di 60 mila abitanti. Un partito dovrebbe sentire la responsabilità di tenere in vita un luogo di discussione. «Tutte le iniziative — termina Villano — le faccio con i Gd, con loro ho un'agibilità, con il partito no. Tant'è che non vado neanche più alle riunioni. È un partito allo stremo». Qualcuno prenderà nota o si rizelerà inutilmente?
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