Pink Floyd a Pompei |
facendo seguito alla notizia (fonte: Ansa), riguardante la mostra fotografica “Live @ Pompei”, che avrà luogo dal 4 luglio prossimo alla fine del mese, presso il Palazzo Comunale di Pompei, e le manifestazioni musicali ad essa collegate, per celebrare lo storico concerto dei Pink Floyd nell’anfiteatro di Pompei (ottobre 1971), desidero far notare alla Sua attenzione e a quella dei Suoi lettori, che tra i ragazzi pompeiani, i quali assistettero, di nascosto, alla celeberrima performance, vi era anche un giovane Lucio Dalla. Il cantante bolognese, infatti, ammiratore del gruppo inglese, era riuscito, tramite gli uffici del suo amico sorrentino Franco Jannuzzi, ad intrufolarsi nell’anfiteatro, fingendosi un operaio locale, addetto al controllo del cavo elettrico, che dal Comune riforniva l’elettricità alle attrezzature del complesso e della troupe cinematografica. Riporto, di seguito, per l’interesse dei lettori del Suo giornale, il brano, tratto dal romanzo biografico di Raffaele Lauro, “Caruso The Song - Lucio Dalla e Sorrento” (pagg. 443-445): Nell’estate del 1971, il regista inglese Adrian Maben, in vacanza in Italia con la fidanzata, credendo di avere smarrito il passaporto nel corso della visita, fatta di mattina, agli Scavi di Pompei, tornò, nel tardo pomeriggio, nel complesso archeologico, sperando di poter recuperare il documento. Non lo trovò, ma fece una scoperta, per la sua carriera registica, eccezionale. Mentre cercava carponi, sulla scalinata dell’anfiteatro (Teatro Grande), incrociò con lo sguardo il panorama del Vesuvio, come si godeva, al tramonto, da quel sito unico.
Ne rimase fulminato ed entusiasta: era la location ideale per realizzare il film-documentario-concerto dei Pink Floyd, che stava progettando da mesi, insieme con il manager del complesso rock inglese, Steve O’Rourke, il quale ne sarebbe stato anche uno dei produttori. Il concerto avrebbe dovuto essere ripreso con l’anfiteatro vuoto e registrato tutto live. Così nacque il film: “Pink Floyd: Live at Pompeii”, uscito nel 1972. Superate, in poco tempo, inenarrabili difficoltà burocratiche e tecniche, che comportarono, in ragione dell’eccezionalità dell’evento, anche la chiusura al pubblico degli Scavi per un’intera settimana, le riprese, ridotte in effetti a quattro giorni, iniziarono nell’ottobre successivo. La famosa band eseguì dal vivo tre brani, registrati separatamente, per consentire, dopo ogni esecuzione, ai musicisti (David Gilmour, voce e chitarra; Nick Mason, batteria e percussioni; Roger Waters, basso elettrico, e Richard Wright, pianoforte a coda, tastiera e voce) il controllo della registrazione e la fedeltà dei suoni. Scelsero, del loro celeberrimo repertorio, il più famoso ed epico “Echoes” (la prima metà e il finale), “One of These Days” e “A Saucerful of Secrets”. Lucio era stregato (parole sue!) dalla particolare musica rock dei Pink Floyd. Era innamorato di “Echoes”, nonché dei film di Stanley Kubrick. Era impaziente, quindi, di verificare con le sue orecchie la leggenda metropolitana, già in circolazione, sulla corrispondenza e correlazione tra una parte di quel brano dei Pink Floyd e il segmento finale (Giove e oltre l’infinito), del film “2001: Odissea nello spazio”, uscito, tre anni prima, nel 1968. Letta la notizia sulla stampa, si precipitò a Sorrento e, nonostante la segretezza che circondava l’evento musicale di Pompei, riuscì, tramite le buone amicizie pompeiane di Franco e con la complicità di Pasquale, ad intrufolarsi (parole sue!) nell’anfiteatro, proprio il giorno dell’esecuzione di “Echoes”, fingendosi un operaio locale, addetto al controllo del cavo elettrico, che dal Comune riforniva l’elettricità alle attrezzature del complesso e della troupe cinematografica. Irripetibile, irrefrenabile Lucio! Non lo fermava nessuno. Non si arrendeva mai: “Sono sempre stato curioso, un voyeur della vita. La musica, al di là del consenso che crea, ha un aspetto informale. Le cose che alla fine rimangono sono queste sensazioni di appartenenza, di presenze”. Come quel giorno a Pompei: “Overhead the albatross hangs motionless upon the air and deep beneath the rolling waves in labyrinths of coral caves the echo of a distant time comes willowing across the sand and everything is green and submarine. And no-one showed us to the land and no-one knows the where or whys but something stirs and something tries and starts to climb towards the light…”.
Grazie per l’attenzione,
Riccardo Piroddi
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