Carlo Alfaro e Gianlivio Fasciano |
L’infortunio rappresenta l’avvio di un cambiamento radicale, che rompendo ogni precedente equilibro e certezza avvia la protagonista verso un nuovo destino nella città di Trieste, dove approda quasi per caso e dove inizia la sua seconda vita, che si rivelerà poi strettamente interconnessa alla prima. Linda e gli altri personaggi del libro si muovono dunque sullo sfondo di due città per qualche verso contrapposte, Napoli dai mille colori, irrequieta e distratta, con le sue eterne contraddizioni e vite ai margini, e Trieste battuta dal vento, nordica ed europea, ma entrambe pulsanti di vita contemporanea, caotica, esasperata ed incerta. Le due città rappresentano in un certo senso una metafora: Napoli è la radice, la vite che si avvolge al corpo, Trieste il vento dove la vela della vita può spiegarsi libera. Due città dunque intese come luoghi dell’anima, allo stesso tempo sfondo e protagonisti del romanzo. Napoli e Trieste, dice Fasciano, “sono due città apparentemente molto diverse, ma in realtà entrambe città libere, che non giudicano. Napoli perché non si cura delle sorti del singolo, Trieste perché è come se fosse l’orto d’Europa, è una città che per le molte influenze ricevute non appartiene a nessuno”. Un romanzo che racconta un percorso di vita, e un autentico viaggio nell’anima. Un viaggio dove tutto converge e tutto si compie, come nella rotonda di via Manzoni a Napoli, da cui prende avvio la vicenda, la cui circolarità assurge a significato della esistenza umana. Gianlivio Fasciano, nato a Termoli, vive e lavora a Napoli, e ha due deliziose bambine. Avvocato lavorista impegnato in delicate vertenze occupazionali e sindacali su tutto il territorio nazionale, con “La vite e la vela” è al suo esordio letterario, ma ha già completato il suo secondo romanzo. Il romanzo è risultato finalista al concorso nazionale Alberoandronico a Roma, dopo aver superato una selezione di oltre settecento concorrenti, e ha ricevuto numerosi consensi, premi e riconoscimenti.
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