Dopo il Tar anche il Consiglio di Stato dà ragione ai genitori. Sicurezza e diritto allo studio prevalgono sulla spending review
Fonte: Ciro Cenatiempo da Il Mattino
Ischia - La «Buona Scuola» e la spending review non vanno d'accordo. Soprattutto se c'è da difendere i diritti dei ragazzi, a cominciare dai disabili. Diritti «incomprimibili», come ha stabilito la Corte Costituzionale che, dichiarando l'illegittimità di una legge abruzzese che lasciava prevalere gli interessi della finanza pubblica, lo scorso dicembre ha chiarito che «è la garanzia dei diritti incomprimibili a incidere sul bilancio e non l'equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione». Non c'è risparmio che tenga. In questo scenario, vanno poi presi in considerazione gli spazi adeguati per tenere lezione e il numero di alunni e docenti che condividono un'aula. Di norma non possono essere più diventi. Ed è in questo contesto che si ambienta il caso della scuola media del plesso Fundera a Lacco Ameno, che fa parte dell'Istituto comprensivo «Mennella». Qui, di fronte a 43 iscritti al primo anno, tra i quali ben cinque disabili, all'inizio dell'anno scolastico erano state istituite solo due classi, decisione che ha mandato su tutte le furie i genitori che chiedevano una classe in più per evitare disagi evidenti. Del resto nell'edificio ci sono solo 9 aule didattiche di piccole dimensioni che «non possono ospitare un numero di persone, comprensivo di alunni e docenti superiore alle 17 unità», come si legge nel documento di valutazione dei rischi del plesso Fundera.
Di fronte a questa contraddizione i genitori non sono rimasti a guardare. Dopo aver presentato una diffida, hanno inoltrato un ricorso al Tar della Campania che ha dato loro ragione in prima battuta. La partita sembrava chiusa, ma il ministero dell'Istruzione con l'Avvocatura dello Stato - ha impugnato il pronunciamento dei giudici amministrativi regionali, finendo però con il collezionare una seconda sconfitta. Definitiva. Infatti il Consiglio di Stato ha chiuso la querelle con una ordinanza della Sesta Sezione, accogliendole richieste dei genitori che, difesi dall'avvocato Bruno Molinaro coadiuvato dall'avvocato Lucrezia Galano, avevano sottolineato l'importanza cruciale dell'apertura di una terza classe. Una bocciatura, quella del Miur, che assume rilievo nazionale. «Il Consiglio di Stato - spiega l’ avvocato Molinaro - ha confermato integralmente la sentenza del Tar che aveva ritenuto legittima la formazione di tre classi in luogo delle due riconosciute dall'Ufficio Scolastico regionale, e stabilito un importante principio di civiltà giuridica, secondo cui la pubblica amministrazione è sempre tenuta a garantire la piena attuazione non solo di disposizioni di legge sulla funzionalità didattica e sulla sicurezza e salubrità degli ambienti scolastici, ma anche e soprattutto delle previsioni costituzionali in materia di eguaglianza, pari opportunità e diritto allo studio e al successo formativo di tutti gli studenti, normodotati e diversamente abili». La soddisfazione è enorme. «Noi genitori abbiamo formulato con forza le richieste di "ascolto" da parte delle istituzioni scolastiche - spiega una delle madri, Rita De Siano - per non essere trattati come una voce della spesa pubblica da ridurre per esigenze di bilancio. Oltre alla sicurezza c'è il problema della qualità del processo formativo. Avremmo dovuto accettare per tre anni una situazione in cui in una classe con 21 alunni ci sarebbero stati anche 3 o 4insegnanti, compresi quelli di sostegno. Avremmo dovuto iscrivere i nostri figli altrove, in un comune diverso, e perché? Siamo rammaricati che si sia dovuti arrivare al mese di febbraio. Ora le sentenze vanno applicate. E un grazie va ai docenti che hanno condiviso e supportato la nostra rivendicazione».
Nessun commento:
Posta un commento