Vico Equense - La vicenda delle cooperative edilizie di via Le Pietre a Vico Equense arriva in Parlamento con una interrogazione ai Ministri dell'economia e delle finanze, dell'interno e delle infrastrutture e dei trasporti, proposta dal senatore del Movimento 5 Stelle Orfeo Mazzella.
1978. L’inizio
Nel 1978 il Comune di Vico Equense (Napoli) ha redatto un piano per l'edilizia economica e popolare (PEEP), approvato poi dalla Regione Campania; nel 1979 alcune famiglie già costituite in cooperative per accedere al PEEP hanno ottenuto, mediante esproprio, un fondo per la realizzazione delle proprie abitazioni. L'edificazione dei manufatti è avvenuta nella piena vigenza nonché efficacia degli atti autorizzativi rilasciati dal Comune e si è conclusa nel 1984 con il rilascio del certificato di agibilità; fin da subito, nel 1978, il proprietario del fondo ha fatto ricorso al Tribunale amministrativo regionale per vedersi riconosciuta l'illegittimità del PEEP, e ne ha chiesto l'annullamento unitamente a tutti gli altri atti connessi e consequenziali, compresi sia la delibera consiliare di assegnazione dei lotti compresi nel PEEP (n. 18/78), sia i due decreti di esproprio (n. 562/81 e n. 166/1983); le azioni legali intentate dal proprietario hanno portato all'annullamento del piano sul quale poggiavano anche le convenzioni tra le cooperative e il Comune di Vico Equense, e di tutti gli altri atti connessi e consequenziali.
1999. Il Consiglio di Stato annulla tutto
L'annullamento è stato reso definitivo nell'anno 1999 con sentenza del Consiglio di Stato; nel 2008, una volta ottenuto l'annullamento del PEEP, quando ormai gli alloggi risultavano già costruiti e abitati, il proprietario del fondo ha avviato un procedimento civile risarcitorio nei confronti del Comune per i danni derivanti dal bene illegittimamente espropriato e trasformato, oltre interessi, rivalutazioni e indennizzo; nel 2011 la vicenda civile si è conclusa con la condanna del Comune al pagamento del danno al proprietario del fondo, per una somma che superava i 4 milioni di euro.
Acquisizione sanante
A seguito della vicenda giudiziaria, alcune famiglie di Vico Equense si sono trovate in una situazione paradossale che li vedeva debitori verso il Comune per cifre esorbitanti; il decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001, recante "Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilità", prevedeva all'art. 43 la risoluzione di problematiche legate ad espropri illegittimi, attraverso un'acquisizione sanante, per la quale era previsto il pagamento di una somma forfettaria, che nella fattispecie era da determinare in circa 300.000 euro.
Il tempo perso
Il Comune avrebbe potuto applicare l'art. 43 del testo unico sugli espropri, avendone avuto un tempo lunghissimo, ben 8 anni, dal 2001 al 2009, cosa che non è avvenuta; nel 2010 l'art. 43 è stato abrogato per incostituzionalità e tale articolo viene riproposto con modifiche con l'art. 42-bis del testo unico sugli espropri attualmente vigente; solo nell'ottobre 2011 il Comune ha avviato l'acquisizione sanante del fondo ai sensi dell'art. 42-bis e lo ha concluso solamente nel dicembre 2013 quando, tra l'altro, la sentenza della Corte di appello di Napoli per il risarcimento del danno al proprietario del fondo era stata resa esecutiva dalla successiva sentenza di Cassazione; considerato che: se il Comune avesse adottato gli atti volti alle acquisizioni sananti nei termini previsti, ovvero già dal lontano 2001, avrebbe chiuso in maniera definitiva il contenzioso con il proprietario, permettendo agli assegnatari un esborso contenuto.
Le vere vittime
Nonostante il risultato del decorso giudiziario sia stato dovuto a scelte, a giudizio dell'interrogante incomprensibili, compiute dal Comune di Vico Equense, lo stesso ente ha riversato sulle famiglie coinvolte la somma riconosciuta al proprietario del fondo derivante dal danno arrecato; in realtà le suddette somme non possono essere riconducibili alle famiglie ai sensi dell'art. 7 della convenzione tra le cooperative e il Comune, in quanto la stessa è stata annullata dal Consiglio di Stato nel 1999; tali somme (circa 170.000 euro per famiglia) sono chiaramente in contrasto con lo spirito della legge n. 167 del 1962 sull'edilizia popolare; considerato infine che a parere dell'interrogante andrebbe accertato se il comportamento tenuto dal Comune di Vico Equense, nelle persone dei soggetti coinvolti, sia stato legittimo, se sussistano ipotesi di danno erariale e se siano stati rispettati i principi di trasparenza e buon andamento della pubblica amministrazione, si chiede di sapere se il Ministro dell'economia e delle finanze intenda promuovere una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica della Ragioneria generale dello Stato, al fine di considerare la sussistenza di eventuali anomalie relativamente alle operazioni descritte, in merito alla gestione amministrativo-contabile del Comune di Vico Equense; se i Ministri dell'interno e delle infrastrutture e dei trasporti intendano assumere eventuali iniziative di competenza.
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