mercoledì 12 agosto 2009

Imposimato: “Impegno può correre per la segreteria regionale del Pd”

«Non esiste alcun principio giuridico, né morale, né politico che impedisca a Leonardo Impegno di ricoprire il ruolo di presidente del consiglio comunale di Napoli, e contemporaneamente correre per la segreteria regionale del Partito democratico». A parlare è Ferdinando Imposimato, ex senatore e membro della commissione antimafia per tre legislature, nonché presidente onorario aggiunto della Suprema corte, dopo essere stato “giudice istruttore” del rapimento Moro, dell´attentato a Wojtyla e dell´omicidio Bachelet. Imposimato ha letto le parole di Emilio Montemarano, consigliere comunale, figlio di Angelo, ex potentissimo assessore alla Sanità e candidato alle europee, entrambi moderati d´area Bindi, entrambi sostenitori al congresso Pd di Bersani (nazionale) e Amendola (locale). «Mi auguro che Impegno ritiri la propria candidatura e continui a svolgere il ruolo super partes di presidente del consiglio», l´auspicio espresso da Montemarano figlio.«Ripeto. Non esiste alcun principio in base al quale debba farlo. Né giuridico, né morale, né politico. Questa accusa di conflitti di interessi a una persona come Leonardo Impegno è infondata, peraltro in un´Italia flagellata di conflitti del genere, a livello nazionale e regionale». Imposimato, lei sostiene qualche candidato nel congresso del Pd? «Sostengo Franceschini per la segreteria nazionale e Impegno per quella regionale. Le parole di Montemarano mi sembrano il tentativo di eliminare dalla competizione una persona che ha avuto un consenso nella cittadinanza con le sue iniziative concrete per gli interessi della collettività, nel rispetto del bene comune e dell´imparzialità. Hanno il sapore del ricatto». Perché sostiene Impegno? «Perché spero in una rinascita della Campania attraverso la riforma della classe politica e attraverso l´innesto dei giovani». Anche Amendola è giovane e si propone di riformare la classe politica. «Sì, ma Amendola ha già fatto il segretario. È stato al vertice del partito, allora erano i Ds. E poi, con tutto il rispetto che ho per Amendola, non mi pare che sia portatore di scelte coraggiose». (di Angelo Carotenuto da la Repubblica Napoli)

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