Nel corso dell’udienza del processo Antonveneta a Milano, che lo vede imputato di ricettazione e appropriazione indebita, Aldo Brancher ha dato le proprie dimissioni dall’incarico di ministro ricevuto meno di venti giorni fa. La decisione di Brancher di lasciare arriva dopo giorni di dure polemiche sulla sua nomina e sulla gestione degli incarichi da parte del governo. Nato a Trichiana (Belluno) il 30 maggio 1943, è alla sua terza legislatura consecutiva. Da sempre considerato il collegamento tra Silvio Berlusconi e la Lega, Brancher, dopo due esperienze da sottosegretario alle riforme nei precedenti esecutivi a guida berlusconiana, in questa legislatura è stato sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega al Federalismo. Diplomato al liceo classico, Brancher, che è dirigente d'azienda, è stato uno degli uomini più vicini al presidente del Consiglio, a partire dalla collaborazione negli anni 80 con il gruppo Fininvest. È stato eletto nella circoscrizione Veneto 1 per il Popolo della libertà. Fin dal giorno della nomina, il ministro è finito nel mirino delle opposizioni, che accusano: nomina studiata per sfuggire al processo. Il 24 giugno, i legali di Brancher chiedono infatti il rinvio dell'udienza nell'ambito del caso Antonveneta, adducendo il legittimo impedimento del neo titolare del Federalismo, che poi diventerà della Sussidiarietà e del decentramento (ma le deleghe non sono mai state pubblicate sulla Gazzetta ufficiale). «Le dimissioni del ministro Brancher sono una vittoria del Pd e dell'opposizione e dimostrano che quando l'opposizione prende un'iniziativa politica al di là dei numeri e dei rapporti di forza in Parlamento, può ottenere dei risultati importanti. Penso, per come sono messe le cose, che questa volta Berlusconi non possa ripetere la sceneggiata delle dimissioni respinte: il voto di giovedì fa troppa paura», ha dichiarato Dario Franceschini, presidente deputati Pd.
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