Ferdinando Pinto |
Sorrento - «Tornare in campo era l'ultima cosa che pensavo di fare. Ma l'affetto di chi mi vuole sindaco ha avuto il sopravvento». Rieccolo, Ferdinando Pinto. Dopo 15 anni, dopo aver già indossato la fascia tricolore, prende per mano il Partito democratico. Vuole condurre da candidato sindaco alle elezioni del 31 maggio con trasparenza e determinazione. Il professore ha accettato la proposta dei circolo Pd qualche giorno fa. Ed è convinto di giocarsi al meglio una partita dura, in cui sfiderà il sindaco uscente Giuseppe Cuomo - che il prof sconfisse nel 1996 - e l'ex primo cittadino Marco Fiorentino (che lo battè nei 2000). Un rientro, quello di Pinto, clamoroso. «Ma - aggiunge il docente dell'Università Federico II di Napoli - non è una decisione dettata da interessi personali. C'è la necessità di puntare a un rilancio di Sorrento: nessuno se n'è fatto promotore». È qui che Pinto punta a fare la differenza. Anche perché la campagna elettorale tra Cuomo e Fiorentino è una guerra senza quartiere, «lo invece darò battaglia sui contenuti e non la metterò sul personale evitando aggressività - dice Pinto -. Cuomo e Fiorentino sono su binari che esulano da programmi e obiettivi. Si pensa a colpire il nemico invece di riflettere su cosa fare. Vorrei capire quali sono le differenze di visione sul futuro, vorrei capire la loro appartenenza politica e quella dei loro candidati». Il Pd, in tutto ciò, non rinuncerà al simbolo. «Abbiamo identità, unità, siamo una realtà certa - evidenzia Pinto -. Sugli altri fronti noto civiche messe su esclusivamente per riempire.
Si cerca il procacciatore come se il voto fosse un'operazione matematica. Non si vagliano le proposte. Esempio: come si intesseranno rapporti con enti superiori come Regione e governo? Non si sa. Sorrento ha perso slancio. La città ha un brand di caratura mondiale da valorizzare. Bisogna lasciare l'idea di "micro-paese" che alberga ai vertici dell'amministrazione. Non c'è idea su come dovrà essere Sorrento tra 10 anni. È grave». Un po' come il mancato ricambio generazionale. Al voto ci saranno Cuomo, Fiorentino e Pinto proprio come negli anni Novanta. «Assieme al circolo Pd però daremo un segnale». Ovvero? «Consiglieri a rotazione, gli eletti faranno spazio ai ragazzi che hanno deciso di intraprendere quest'esperienza. Nessuno sarà incollato alla poltrona per 5 anni. Miriamo a formare una scuola di persone perbene differente a quella che staziona in municipio magari pensando a benefici differenti dal bene pubblico». Non mancano stoccate a Cuomo: «Nel 2010 ha vinto con percentuali imponenti ma il suo mandato è un'occasione sprecata. Avrebbe potuto cambiare volto a Sorrento. Non l'ha fatto. Ha pesato la mescolanza di una coalizione allestita per vincere e non per governare». E Fiorentino? «Non si sa quali siano le sue prospettive - dice Pinto -. Era già un sindaco isolato. Figuriamoci oggi che, ricandidandosi, ha fatto una scelta di carattere personale. E la sua campagna elettorale, manco a dirlo, è personalistica». Il Pd, comunque, cerca rinforzi. Pinto punta all'ex vicesindaco Giuseppe Stinga e al consigliere di minoranza Rosario Fiorentino (a un passo però dal patto con Marco Fiorentino). «Bisogna fare passi importanti spiega Pinto -. Parliamo con Stinga perché è un imprenditore capace, giovane, che rappresenta tanti altri sorrentini che esigono una svolta. Ma parliamo anche con Fiorentino perché è un dovere dialogare con chi rappresenta Sorrento in consiglio comunale da cosi tanto tempo. E poi è anche un tesserato Pd. Se però scegliesse uno schieramento differente rispetto a quello di cui è tesserato ne trarremo le conseguenze. Sia chiaro: il Pd non ha paura di correre da solo. Aver portato contenuti e volti puliti significa aver già vinto. Siamo liberi perché senza tornaconti. E vogliamo essere primi. Perché Sorrento deve tornare a essere prima». Primi. Prima. Quale sarà il "primo " provvedimento di Pinto in caso di vittoria? «Spezzare la logica dell'amico. Il Comune di Sorrento ha una spesa corrente di 35 milioni di euro l'anno. Secondo lei tutti questi soldi vengono utilizzati bene? E come sono impiegati?». Parola agli elettori.
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