Fonte: Vittorio Del Tufo da Il Mattino
Ha ragione il sindaco De Magistris quando afferma che Salvini, con il suo armamentario ideologico, il suo lessico eversivo, il suo razzismo sclerotizzato, il suo vocabolario antimeridionale e il suo bagaglio di luoghi comuni rappresenta «un'offesa nel confronti della città»? Sì, ha ragione da vendere. Sbarcare a Napoli - la manifestazione si terrà sabato 11 marzo - e radunare qualche simpatizzante non servirà certo al numero uno della Lega per presentarsi con una faccia migliore, ne per accreditarsi come leader di statura e di rilevo nazionale. Quello è un target inarrivabile per Salvini, nonostante le operazioni di maquillage politico dettate da motivi di convenienza tattica. Siamo di fronte, piuttosto, a un'operazione ambigua perché intatti, in Salvini e nei leader della Lega, restano i pregiudizi antimeridionali, intatto resta l'integralismo e sempre più radicali i contenu ti della proposta politica leghista. Certi accenti razzisti che in Bossi rappresentavano solo un tratto del lessico politico, in Salvini si sostanziano quotidianamente in una proposta politica che, nell'Europa della Le Pen e dei rigurgiti di nazionalismo xenofobo, semina tossine, sparge veleni, strumentalizza le paure e spacca il Paese. E tanto più è pericolosa questa proposta politica - non solo linguaggio, non solo folklore, non solo retorica populista - quanto più si propone di intercettare il consenso delle fasce più deboli, che rischiano di cadere nella sua rete e cedere al richiamo delle sue sirene. Ha invece torto marcio, De Magistris, quando ritiene che le istituzioni avrebbero dovuto negare a Salvini il diritto di organizzare una manifestazione in città, sbattendogli le porte in faccia e vietandogli di utilizzare uno spazio pubblico per i suoi comizi e per le sue farneticazioni. La radicalizzazione dello scontro non rende più nobili gli argomenti - sa crosanti - di chi respinge il razzismo, ne da loro più forza.
Rischia, viceversa, di rendere ancora più irrespirabile l'aria e ancora più incandescente il clima che si respirerà in città il prossimo 11 marzo, quando Salvini - malgrado il no del Comune - si eserciterà nel suo consueto tiro al piattello. La demagogia un tanto al chilo di Salvini si contrasta con la forza delle idee: bastano quelle, se sono idee di progresso e di civiltà. È giusto che l'irrilevanza di Salvini e l'inconsistenza della sua offerta politica siano smascherate, ma è importante che lo siano attraverso il conflitto civile, non attraverso i muri. La democrazia, quando è forte, non ha bisogno di muri.
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