Riproponiamo dal Corriere del Mezzogiorno di domenica 29 luglio 2007 un articolo di Marco Demarco
In Campania, come nel Jurassie Park di Michael Crichton, ci sono mostri cattivi e mostri buoni. Un mostro cattivo, qualcosa di simile al Tyrannosaurus Rex, è certamente quello di Fuenti, l'albergo abbattuto senza pietà in nome d'un ambientalismo duro e puro. Un mostro buono è invece quello di Alimuri, l'albergo che sarà incenerito a spese dello Stato e per il quale è già prevista la resurrezione cementizia. Due pesi e due misure, dunque. Perché? C'entra qualcosa il fatto che il mostro di Alimuri sia di proprietà di Anna Normale, giovane imprenditrice e moglie dell'assessore regionale Andrea Cozzolino? A una settimana dalla denuncia del caso da parte dei Verdi dei Vas, non una buona risposta convincente è ancora venuta: né sul merito dell'accordo, sottoscritto tra Governo, Regione e società proprietaria dell'immobile; né sull'opportunità di siglarlo. Nel frattempo, si dilata l'area del dissenso. «Quel patto va ben al di là degli indennizzi previsti dalla legge», scrive il professor Guido D'Angelo. «È un regalo ai privati», dice il costituzionalista Massimo Villone. «Concede troppo a chi ormai aveva concessioni edilizie scadute», fa notare il magistrato Donato Ceglie. «Premia chi ha fatto una pura speculazione immobiliare», sottolinea il presidente nazionale di Legambiente Roberto Della Seta. «Ne parleremo in Parlamento», tuona Rifondazione. Perfino i Verdi di Pecoraro Scanio cominciano ad agitarsi. E tuttavia Rutelli inneggia al patto storico, neanche avesse firmato il trattato di Versailles. Per il vicepresidente del Consiglio è storico aver permesso agli attuali proprietari, subentrati agli originari costruttori di recuperare l’intera cubatura, quando in casi analoghi, è prassi ridurla di almeno il 30%. È storico, a chi non avrebbe più potuto realizzare un albergo sul mare per tutta una lunga serie di sopraggiunte incompatibilità legali e ambientali, garantire una nuova licenza edilizia in un Comune limitrofo. Storico non aver preteso, come pure era stato previsto in un primo momento, di recuperare all'uso pubblico almeno parte della spiaggia di Alimuri. Ed è storico aver tenuto fuori dalle trattative le associazioni ambientaliste, ritenute, manco a dirlo, indispensabili quando i riformisti di oggi erano oppositori di ieri. Ma per i nuovi riformisti, evidentemente, quel che conta in. una trattativa è il fine, non il mezzo. E se il fine era battere il mostro, squillino pure le trombe. La signora Anna Normale, non priva di senso dell'ironia, si è chiesta come mai, invece di sollevare inutili obiezioni sui probabili conflitti d'interessi, a nessuno sia ancora venuto in mente di proporla una medaglia al valor civile. Lo facciamo noi, perché in una Regione in cui non si riesce a riciclare una bottiglia di plastica o sola lattina di coca-cola, la signora Normale ha trovato il modo, rottamandoli, di riciclare gli ecomostri. Non merita un riconoscimento? Fossimo Bassolino o Rutelli, la terremmo presente per un incarico più generale. Le affideremmo il progetto, ambizioso ma non impossibile, dell'intera rigenerazione del patrimonio edilizio costiero. Da Jurassic Park a Eurodisney: che ne dite? Il tutto generoso impiego di finanziamenti pubblici, ovviamente. A volerla vedere sotto un altro aspetto, invece la Campania potrebbe finalmente evolvere dal familismo amorale degli anni ‘50 al riformismo amorale del nuovo millennio. In fondo, anche il familismo studiato da Banfield fu un tentativo di affrontare, seppur con armi spuntate, come le raccomandazioni e le clientele, le sfide della modernità. Non risollevò le sorti del Mezzogiorno, ma ne garantì la sopravvivenza. Si potrebbe obiettare che da un “coraggioso” come Rutelli sarebbe stato lecito aspettarsi di più, ma tant’è.
Nessun commento:
Posta un commento