Sorrento - Torna alla ribalta la vicenda di Don Pedro, il ristorante improvvisamente sorto al posto di una baracca in lamiera, completamente abusiva, posta sul ciglio della strada di collina via Nastro Verde e da anni al centro di una contorta vicenda. Da diversi mesi, infatti, proprio alle spalle del ristorante i volontari del wwf sezione penisola sorrentina hanno documentato lavori in corso di spianamento di un sentiero grazie all’utilizzo di un escavatore all’opera subito dopo il tramonto e lontano da occhi indiscreti, oltre all’abbattimento di una serie di alberi ed alla realizzazione di numerose staccionate e pergolati in legno che delimitano il tracciato nella estensione dei terrazzamenti e delle scalinate di accesso ai vari livelli. La lenta ed inesorabile metamorfosi di un sito vincolato da norme sull’ambiente e sul paesaggio si evolve da anni fino a giungere alla realizzazione di una tombatura in cemento armato sull’alveo del rivo Acquacarboni in area demaniale con esposti inviati alla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, carabinieri ed azienda sanitaria locale in virtù di una serie di concessioni rilasciate dal Comune di Sorrento per l’esercizio di attività ristoratrice e l’immissione degli scarichi di acque reflue. Tutto nasce da una vecchia baracca in lamiera poi trasformata in autofficina ed infine in ristorante. Sulla vicenda era intervenuto anche il Ministero dell’Ambiente con un esposto protocollato il 18 giugno 2008 presso l’ente comunale ed il comando di polizia municipale per una serie di curiose rappresaglie tra fratelli, di cui uno residente in Inghilterra, in continuo litigio con quello titolare di Don Pedro per avere quest’ultimo abbattuto un bosco di alto fusto perché semplicemente oscurava la panoramica sul golfo ora visibile dal ristorante. Nel dicembre dello scorso anno a tornare sulla strana situazione fu la presidenza del consiglio dei ministri attraverso il dipartimento di protezione civile che ricevuta notizia della tombatura del rivo Acquacarboni in via Nastro Verde su area demaniale con la successiva costruzione abusiva di un ristorante invitava il sindaco di Sorrento ad adottare tutti i provvedimenti rientranti nell’ambito dei propri poteri. La nota inviata anche alla procura oplontina non ha avuto alcun riscontro. Ad oggi sono ancora i volontari del wwf gli unici ad accorgersi della irreversibile trasformazione in cemento di un sito sottoposto a vincolo ambientale. (Vincenzo Maresca il Giornale di Napoli)
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