L’alternativa sono rinvio del congresso e reggenza
Provincia di Napoli - Viste le tensioni che ancora scuotono il partito dopo la batosta elettorale, un nuovo dilemma turba il sonno dei vertici regionali del Pd: fare o non fare il congresso provinciale a luglio? Dopo le dimissioni di Gino Nicolais e la fugace apparizione del commissario Enrico Morando, la sponda napoletana del partito, infatti, è ancora orfana di un segretario degno di questo nome. E rischia di arrivare così anche alle prossime elezioni per il rinnovo dell’amministrazione comunale partenopea. Ed è proprio questo lo scenario paventato ieri agli esponenti locali del partito guidato da Enzo Amendola dal coordinatore della segreteria nazionale Maurizio Migliavacca. Inviato appositamente da Roma per sbrogliare la matassa, l’uomo di fiducia di Bersani sa benissimo che se il Pd campano andasse ora al congresso i democrat di casa nostra metterebbero in scena l’ennesima faida interna tra deluchiani, bassoliniani, antibassoliniani, bassoliniani a metà e via di tal passo. Una sceneggiata assai poco edificante che il partito romano vuole assolutamente evitare. Da qui l’ultimatum di Migliavacca: o si trova un accordo sul nome o si rimanda il congresso. Tuttavia, siccome mettere d’accordo i democratici campani è un’impresa a dir poco titanica, Migliavacca propone di affi- dare il delicato compito ad una commissione ad hoc. 8 o 10 persone, incaricate di cercare un candidato condiviso da tutti, o quasi. Se poi pure loro dovessero fallire, allora meglio far slittare il congresso e cercare nel frattempo altre “soluzioni politico-organizzative”. In parole povere, una nuova reggenza, destinata a (non) guidare il partito durante il decisivo appuntamento elettorale per il Comune di Napoli. Un’ipotesi che fa inorridire l’esponente dell’area moderata Salvatore Piccolo, indicato tra l’altro tra i possibili candidati: «Noi vogliamo il congresso a tutti i costi – tuona infatti da Roma il deputato – per noi, che siamo attualmente l’area più incisiva del partito, è fondamentale tornare tra la gente e ascoltarne le pretese. Il partito non si chiuda in se stesso». «Il ragionamento di Migliavacca è giusto – chiosa invece il bassoliniano Antonio Marciano -. Bisogna ripartire dalla politica. Se però il congresso deve essere una questione puramente interna al partito, meglio cercare altre soluzioni». «Nessuno ha detto che non si vuole il congresso – assicura invece la presidente del Pd campano Graziella Pagano -. Il gruppo di lavoro avvierà le procedure. E il congresso a luglio si farà. Salvo intoppi». Ovviamente. (Anna Trieste il Roma)
Provincia di Napoli - Viste le tensioni che ancora scuotono il partito dopo la batosta elettorale, un nuovo dilemma turba il sonno dei vertici regionali del Pd: fare o non fare il congresso provinciale a luglio? Dopo le dimissioni di Gino Nicolais e la fugace apparizione del commissario Enrico Morando, la sponda napoletana del partito, infatti, è ancora orfana di un segretario degno di questo nome. E rischia di arrivare così anche alle prossime elezioni per il rinnovo dell’amministrazione comunale partenopea. Ed è proprio questo lo scenario paventato ieri agli esponenti locali del partito guidato da Enzo Amendola dal coordinatore della segreteria nazionale Maurizio Migliavacca. Inviato appositamente da Roma per sbrogliare la matassa, l’uomo di fiducia di Bersani sa benissimo che se il Pd campano andasse ora al congresso i democrat di casa nostra metterebbero in scena l’ennesima faida interna tra deluchiani, bassoliniani, antibassoliniani, bassoliniani a metà e via di tal passo. Una sceneggiata assai poco edificante che il partito romano vuole assolutamente evitare. Da qui l’ultimatum di Migliavacca: o si trova un accordo sul nome o si rimanda il congresso. Tuttavia, siccome mettere d’accordo i democratici campani è un’impresa a dir poco titanica, Migliavacca propone di affi- dare il delicato compito ad una commissione ad hoc. 8 o 10 persone, incaricate di cercare un candidato condiviso da tutti, o quasi. Se poi pure loro dovessero fallire, allora meglio far slittare il congresso e cercare nel frattempo altre “soluzioni politico-organizzative”. In parole povere, una nuova reggenza, destinata a (non) guidare il partito durante il decisivo appuntamento elettorale per il Comune di Napoli. Un’ipotesi che fa inorridire l’esponente dell’area moderata Salvatore Piccolo, indicato tra l’altro tra i possibili candidati: «Noi vogliamo il congresso a tutti i costi – tuona infatti da Roma il deputato – per noi, che siamo attualmente l’area più incisiva del partito, è fondamentale tornare tra la gente e ascoltarne le pretese. Il partito non si chiuda in se stesso». «Il ragionamento di Migliavacca è giusto – chiosa invece il bassoliniano Antonio Marciano -. Bisogna ripartire dalla politica. Se però il congresso deve essere una questione puramente interna al partito, meglio cercare altre soluzioni». «Nessuno ha detto che non si vuole il congresso – assicura invece la presidente del Pd campano Graziella Pagano -. Il gruppo di lavoro avvierà le procedure. E il congresso a luglio si farà. Salvo intoppi». Ovviamente. (Anna Trieste il Roma)
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