Regione Campania - L' assenza di programmi veri in campagna elettorale (da una parte e dall' altra) e, conseguentemente, di visioni alternative chiare di futuro e di quello che dovrà essere, almeno nel medio termine, la Campania, non poteva che manifestarsi, per il nuovo governatore, attraverso una faticosa mistura di equilibrismi, nella quale pare che a prevalere, per il momento, siano i nomi sui progetti, il ruolo del singolo sulla sfera pubblica, la convenienza politica sulle necessità e le emergenze collettive. Al di là della sanità (già commissariata)e delle infrastrutture della mobilità (oramai in fase di piena attuazione), ci sono settori cruciali che possono condurre, se ben gestiti, verso scenari di tipo europeo o, al contrario, allontanare da essi, consolidando la Regione in una posizione di retroguardia. Tra questi settori c' è la difesa del bene paesaggio e la tutela del territorio in una prospettiva di valorizzazione, tesa sia a un generale miglioramento della qualità della vita, sia all' incremento dei flussi del turismo, soprattutto quello di fascia medio alta, sui quali la Campania ancora concentra buona parte del suo prodotto interno. A questo tema è anche legato quello della "qualità" delle trasformazioni, dalla produzione di architettura di buon livello, a progetti urbani non ordinari o di pura speculazione, al riconoscimento del "progetto di paesaggio" come costitutivo di una moderna concezione della pianificazione e della progettazione del territorio. Sarebbe interessante sapere, al di là dei nomi e delle appartenenze, se e in che modo questi temi faranno parte delle politiche del nuovo assessorato al governo del territorio e quali sono i percorsi di sviluppo che la prossima giunta regionale intende favorire: tutela delle risorse locali, evoluzione dell' economia in chiave sostenibile, generale miglioramento della qualità ambientale dei paesaggi, anche quelli cosiddetti "ordinari", oppure incoraggiare, magari di sottecchi, la produzione edilizia legata a pratiche più o meno abusive, il consumo esasperato e irreversibile del territorio, concretizzando la definitiva "stinfalizzazione", come l' ha definita Attilio Belli, di una regione nella quale le aree di degrado irreversibile, come tanti mitologici e degradati laghi di Stinfalo, competeranno, per estensione, con le aree urbane e i residui rurali, in un continuum territoriale, urbanizzato e condonato. Possono sembrare scenari eccessivi e forse improbabili, ma solo se si fa finta di non guardare alle tante aree di questa regione, nelle quali le logiche del laissez-faire straccione e sussidiario hanno già operato: l' urbanizzazione satura del litorale domizio, la densificazione urbana alle falde del Vesuvio, l' esplosione edilizia incontrollata tra Giugliano e la piana casertana (più 350 per cento, negli ultimi cinquant' anni), e tanti altri territori, in un susseguirsi infinito di microepisodi di degrado che stanno cambiando i connotati alla gran parte dei paesaggi campani, imponendone un' immagine di sottocultura urbana che sta accostando ampie parti di questa regione agli slums dell' America Latina, non certo all' Europa. Da un governo regionale di "rinnovamento" e pienamente legittimato dal voto è lecito attendersi politiche innovative, complesse e in parte impopolari, che non riducano, come invece pare, la gestione del territorio al solito giochetto delle tre carte del nuovo condono proposto dal governo e che per essere operativo dovrà essere "adottato" dalla Regione. A queste norme, pensate per premiare chi, come in genere si dice di uno scippatore, ha agito per necessità, bisognerebbe, tra l' altro, sommare gli esiti, ancora tutti da valutare, del "piano casa", operante, come si è preoccupata di chiarire la precedente giunta regionale di centrosinistra, anche nelle allettanti aree a vincolo paesistico e che, a conti fatti, stanno per diventare i luoghi della regione dove si costruirà di più nei prossimi anni, capovolgendo arbitrariamente il paradigma della tutela del paesaggio, invertendone, nei fatti, il contenuto e il senso. E non c' è bisogno di essere ambientalisti militanti, per capire la miopia di scelte che nemmeno il legislatore stesso, una volta fatte, riesce più a controllare e a valutarne l' impatto. Con la vittoria alle elezioni, Caldoro si è assunto l' onere di determinare, per la parte che gli compete, il destino di questa regione. Le prime scelte, sue e della sua giunta, diranno molto sul futuro che attende la Campania. (Giuseppe Guida Repubblica Napoli)
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