giovedì 4 ottobre 2018

Appello sul web di una ragazza "Cancellate il mio video intimo"

Sorrento, il coraggioso post di una giovane "Fu un momento di pazzia, un fatto privato'

Fonte: Mauro de Riso e Cristina Zagaria da La Repubblica Napoli

Sorrento - Un uomo vuole usare la rete per offenderla. E lei, proprio alla rete chiede aiuto: "Cancellate dalle vostre chat il mio video intimo". Nell'era dei social, la violenza contro le donne nel mondo virtuale diventa sempre più reale tra video diffusi on line e denunce pubbliche. Siamo a Sorrento. Luisa (nome di fantasia) apre la sua bacheca Facebook (sono le 16.39 di lunedì primo ottobre), e di getto scrive: "Buonasera amici, scrivo qui perché ad oggi è l'unico modo di condivisione più veloce che ho per chiedere a tutti il vostro aiuto: già da un po' gira un video "fatto da me" che mi ritrae in modi che erano e dovevano restare intimi. Alcune persone lo hanno condiviso su Snapchat, Whatsapp, Messenger, Facebook. Pagheranno per averlo condiviso, era un video intimo". Una denuncia. L'atto di coraggio di una ragazza. Luisa all'inizio sembra quasi chiedere scusa. Ma si fa forza e non si mette in discussione. Non è lei ad aver sbagliato, ma chi usa quel video per ferirla. Contattata al telefono da Repubblica spiega: «Sono al lavoro, come sempre, ma dopo aver denunciato tutto, mi sento libera e più forte, chi voleva farmi del male è stato isolato». Quando scrive il suo messaggio su Facebook Luisa teme per la sua reputazione, ma con un estremo atto di dolcezza si preoccupa soprattutto per la sua famiglia.
 
E pensando a chi le vuole bene la rabbia per quello che le stanno facendo vince: "Le persone che veramente mi conoscono - si legge sulla sua bacheca - sanno che sono una brava ragazza, una grandissima lavoratrice, vengo da una famiglia normalissima di persone che si sono fatte un nome da sole e io non voglio assolutissimamente che questa cosa possa infangare loro per un momento di debolezza avuto un anno fa!". Luisa dice no alla violenza (anche se virtuale) e non ha paura di chiedere aiuto. Nel suo post non cita Tiziana, la ragazza in provincia di Napoli, che per un caso simile, si è tolta la vita il 13 ottobre 2016, ma ricorda che "nel Valdarno è successa la stessa cosa a una ragazza che ha dovuto lasciare il suo paese ed è caduta in depressione". "Quella ragazza, dopo due anni, è riuscita a far arrestare quella persona che ha iniziato a far girare il suo video... - scrive - Ma la sua vita è completamente distrutta". A differenza di questa ragazza. Luisa vuole riprendere subito in mano la sua vita e con coraggio chiede al popolo della rete di cancellare il video. Chiede il diritto all'oblio. "Non mi arrendo - scrive - Vado avanti... Vi chiedo di cancellare questo video quando arriva sui vostri telefoni e di chiedere a vostra volta di farlo a tutti i conoscenti!". "Al colpevole che ha iniziato a inviare questo video per scherzo ci penso io", promette. E conclude: "Spero di non aver perso tempo ma di avere come amici su Fb persone intelligenti!". Centinaia i commenti di solidarietà e di incoraggiamento. Molti in difesa delle scelte personali. C'è chi cita Colazione da Tiffany per non farla sentire sola. «Ho ricevuto tanta solidarietà -spiega al telefono - Tante persone si sono riconosciute in me e hanno condiviso il mio appello. Feci quel video perché ero stata tradita dal mio fidanzato dopo sette anni, una pazzia, che mi è esplosa in mano. Ma proprio grazie alla solidarietà della rete ora non ho più paura». Luisa non ha ancora sporto denuncia, ma ha contattato un legale. E la Procura di Torre Annunziata accende i riflettori sul caso. «La cultura maschilista che incontra il mondo dei social può generare fenomeni di violenza ripetuti- commenta il procuratore Alessandro Pennasilico - Alcuni uomini considerano le donne come cosa propria. Ed è reato. Noi invitiamo le donne a denunciare ed abbiamo avviato dei percorsi in collaborazione con le Asl, ma chiediamo anche alle donne di essere da subito forti e di non permettere, mai, neanche una volta, di essere trattate come un oggetto. Bisogna sradicare le radici di questa cultura».

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