Giuseppe Tito |
LA CORRUZIONE
Meta - Una tangente di 2mila e 500 euro al mese per sei mesi, intascata per far sì che ad aggiudicarsi l'appalto per il servizio di parcheggio sulla spiaggia fosse la cooperativa San Michele: ecco l'ipotesi di corruzione di cui Giuseppe Tito, sindaco di Meta e consigliere metropolitano, dovrà rispondere e per il quale il gup di Torre Annunziata ha decretato ieri il rinvio a giudizio.
I DIRIGENTI
Ad affrontare il processo, che prenderà il via il primo febbraio 2019, saranno anche i dirigenti comunali Rina Paolotti, Paola De Maio e Rocco Borrelli, oltre che gli imprenditori Nunzio Lardaro, Antonino Staiano, Carmela Izzo e Aniello Donnarumma: a vario titolo i pm contestano loro peculato, corruzione, appropriazione indebita, induzione indebi ta a dare o promettere utilità, abuso d'ufficio, turbativa d'asta, falso, omessa denuncia e illeciti tributari. Il rinvio a giudizio segna una svolta nell'inchiesta condotta dalla Procura di Torre Annunziata col supporto dei finanzieri di Massa Lubrense.
Al centro dell'indagine e del futuro processo ci sono gli affidamenti di tre servizi, a cominciare da quello del parcheggio sulla spiaggia per il 2012 che sarebbe avvenuto sulla base di un accordo tra Tito, all'epoca assessore al Corso Pubblico, e Antonino Staiano, socio fondatore della cooperativa San Michele. Nel mirino anche il trasporto scolastico per il 2014-2015, che sarebbe stato affidato alla ditta Amps sebbene questa fosse priva dei requisiti di legge, e l'appalto per le luminarie natalizie del 2014, che di fatto sarebbe stato assegnato alla Tecnoservice prima della scadenza del bando. Di qui il coinvolgimento di dirigenti comunali e vertici delle varie società. Per queste vicende Tito dovrà rispondere di corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, abuso d'ufficio, turbativa d'asta, peculato, omessa denuncia e falso. Per alcuni di questi reati, soprattutto per quelli lega ti ai fatti più lontani nel tempo, c'è la possibilità che scatti la prescrizione durante o addirittura prima dell'apertura del processo. Anche perché quest'ultimo si annuncia tutt'altro che breve, visto il numero degli imputati, degli avvocati e dei testimoni che saranno chiamati a deporre davanti al collegio.
LA VICENDA
«L'escussione dei testi farà emergere le contraddizioni che minano l'intera vicenda giudiziaria: in questo senso siamo ben lieti di affrontare il dibattimento», sottolinea Paola Astarita, avvocato di Tito. Ieri il primo cittadino, è stato l'unico imputato ad attendere il verdetto nel tribunale. «L'ho fatto perché credo nelle istituzioni come la magistratura - ha detto Tito - Le deposizioni di dirigenti, funzionari, politici e imprenditori certificheranno la mia totale estraneità ai fatti contestati, il che mi rende sereno».
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