Solo due Comuni su sessanta hanno adottato il Piano demaniale Sono Cetara e Sessa Aurunca. A Napoli caos sugli adempimenti
di Fabrizio Geremicca - Il Corriere del Mezzogiorno
Napoli - Due soli Comuni su sessanta che affacciano sulla costa della Campania hanno finora adottato il Piano delle aree demaniali con finalità turistico ricreative (Pad). Vero è che c'è tempo fino ad ottobre, ma non meno vero è che, con la stagione estiva ormai alle porte, il dato non contribuisce a stabilire regole certe. I Pad devono stabilire nel dettaglio per ciascun Comune la localizzazione delle spiagge libere, nella cornice del principio stabilito dal Puad regionale, secondo il quale va riservato almeno il 30% di costa al libero ingresso. Percentuale che non pochi comitati ed associazioni ritengono inadeguata, ma che comunque, se si considera la concreta realtà dei Comuni, è quasi ovunque ben oltre la percentuale di spiagge libere esistenti. Il Pad è stato adottato dai Comuni di Sessa Aurunca e di Cetara. Entrambi i documenti sono stati inviati all'esame della Regione ma, stando a indiscrezioni raccolte nell'ambito delle due amministrazioni locali, non hanno suscitato entusiasmo a Palazzo Santa Lucia. Relativamente a Cetara, in particolare, sarebbero emerse perplessità per la localizzazione delle spiagge libere. Previste nei tratti di costa meno appetibili o addirittura impraticabili, per esempio quasi alla foce del torrente Cetus. C'è poi il caso Napoli.
Il capoluogo campano non ha il Pad e non si comprende bene neppure chi dovrebbe redigerlo. Palazzo San Giacomo, secondo fonti interne all'amministrazione comunale, ha risposto alle sollecitazioni della Regione che l'onere compete all'Autorità Portuale, perché è essa che nella città assegna le concessioni ai lidi. Dall'Autorità Portuale, ad oggi, non sono pervenuti documenti. Tutto ciò mentre le concessioni balneari sono scadute ormai dal 31 dicembre 2023. «Il Consiglio di Stato ha bocciato tutte le proroghe, invitando le pubbliche amministrazioni a non adottarle - informa Albero Lucarelli, che insegna Diritto costituzionale alla Federico II - ma l'Autorità Portuale di Napoli le ha riattivate». Sempre con riguardo alle concessioni, la Regione sta cercando di recuperare dai balneari l'addizionale regionale, dovuta insieme al canone di concessione demaniale, che non ha percepito per anni e che avrebbe dovuto girarle l'Autorità Portuale. Come raccontava a gennaio il Corriere del Mezzogiorno, dagli uffici di Palazzo Santa Lucia era partita una lettera indirizzata ai concessionari, al Comune di Napoli e all'Autorità Portuale, che in città ha la competenza assoluta sul rilascio delle concessioni. «Da accertamenti effettuati da parte dello scrivente Ufficio - recitava - non risultano i versamenti dovuti negli ultimi 5 anni». Il caso è sotto i riflettori della Corte dei Conti e la Regione ha istituito un gruppo di lavoro finalizzato proprio a spulciare gli elenchi dei concessionari che sono stati forniti, non senza qualche lentezza, da parte dell'Autorità Portuale e a quantificare le morosità. Potrebbero partire a breve gli avvisi di accertamento, ma si tratterà poi di capire quanto delle somme evase sarà recuperabile. In questo contesto le immagini delle pochissime spiagge libere napoletane prese d'assalto il 1 maggio e poi indegnamente coperte di rifiuti abbandonati forniscono l'alibi perfetto a chi invoca numeri chiusi e limitazioni degli accessi. La Prefettura, intanto, annuncia un monitoraggio straordinario delle strade che conducono ai lidi balneari della zona domizia. Proprio lì, il 1 maggio, c'è chi ha impiegato molte ore solo per uscire in auto dal parcheggio dello stabilimento balneare dove aveva trascorso la giornata.
Nessun commento:
Posta un commento