giovedì 18 settembre 2025

Siani, reading degli articoli per le nuove generazioni «La cronaca da Fortapàsc»

I "pezzi" del giornalista ammazzato sono stati letti dai colleghi del Mattino 

IL RICORDO 

di Francesco Gravetti - Il Mattino

La Mehari di Giancarlo Siani adesso suona. È diventata strumento musicale, vibrazione di metallo e quindi veicolo di cultura ed emozioni. L'auto scoperta, leggera e fragile, si è trasformata in cassa di risonanza di memoria e futuro. È accaduto a San Giorgio a Cremano, tra le mura di Villa Bruno: la macchina verde non più solo simbolo ma voce che continua a parlare. E continuano a lasciare un segno anche le parole di Siani, raccolte in oltre 600 articoli. Il Fai Vesuvio Delegazione di Napoli, con la collaborazione di Paolo Siani e la regia di Michelangelo Iossa, delegato alla cultura, ha scelto di farle risuonare ancora, affidandole a quattordici voci diverse: giornalisti, scrittori, attori, studenti, uomini e donne della società civile. «Le parole di Giancarlo», così è stato chiamato l'evento, non è stato un semplice reading, ma una processione laica, un attraversamento collettivo dentro gli articoli del giovane cronista ucciso 40 anni fa, scritti con lucidità e passione. 

LE LETTURE 

Ad aprire la serata è stato Pietro Perone, redattore capo centrale del Mattino. Non con un testo firmato da Siani, ma con quello anonimo che raccontava l'arresto di Valentino Gionta, boss di Torre Annunziata. È l'articolo che precedette di un giorno il pezzo di Giancarlo, quello che poi, così come hanno ricostruito le indagini e il processo, lo avrebbe condannato a morte. Da lì il filo si è snodato: cronache di camorra, inchieste coraggiose, osservazioni pungenti, ma anche lampi di ironia e speranza. Tante parole, una dietro l'altra, ricche di significato. Paolo Siani ha ricordato il fratello con frasi che hanno il peso di una eredità: «Volevano farlo tacere per sempre, ma oggi Giancarlo parla al Paese, alle comunità, ai giovani». E i giovani c'erano, tanti. Non solo tra il pubblico: alcuni sono stati protagonisti, insieme ai loro padri e alle madri, come nello speciale progetto dei «Sei Sei Sei». Quarant'anni dopo, la band che pochi giorni dopo l'omicidio scrisse Troppo in fondo, il primo brano anticamorra, ha deciso di riarrangiarlo. Lo ha fatto coinvolgendo i propri figli e una nuova generazione di musicisti sotto il nome di Young Legacy. E Maurizio Capone ha impreziosito il brano suonando proprio la Mehari, esposta nelle stanze di Villa Bruno, facendo diventare le lamiere della macchina verde uno strumento musicale. «Toccare la Mehari ha detto il commissario prefettizio di San Giorgio a Cremano, Franca Fico, nel suo saluto introduttivo significa ritrovarsi dall'altra parte, dalla parte di Giancarlo e del suo impegno civile». Quella macchina senza vetri né protezioni, è l'opposto delle auto blindate che difendono chi rischia: è l'immagine stessa della libertà e ieri ha vibrato in modo inconsueto ma suggestivo. Nel corso del reading, immagini di Siani e sequenze tratte da Fortapasc di Marco Risi, con la recitazione intensa di Libero De Rienzo. Un montaggio che ha restituito il volto di un ragazzo normale, capelli ricci e sorriso timido, che la camorra trasformò in bersaglio. Ma che la storia ha trasformato in simbolo. Villa Bruno, con la sua biblioteca intitolata a don Giovanni Alagi, è stata cornice ideale, con la Mehari esposta come reliquia laica. Le parole di Siani, lette e interpretate, hanno avuto un'eco particolare: sembravano scritte ieri. Perché i meccanismi di potere, i rapporti oscuri, le ferite del territorio sono emerse ancora una volta dai suoi articoli. 

LA MEMORIA 

Il pubblico ha seguito in silenzio. Poi applausi lunghi e convinti. Presenti anche autorità civili e militari e, tra gli altri, il sindaco di Torre Annunziata, Corrado Cuccurullo, la città che Siani raccontava. Il desiderio del gruppo FAI Vesuvio e degli organizzatori è stato proprio far risuonare ancora le parole di Giancarlo Siani, perché possano continuare a scuotere le coscienze, diffondersi ed entrare negli animi dei giovani che non conoscono o conoscono poco il coraggio e la purezza di questo figlio della nostra terra. «È stato un momento collettivo di unione e memoria, arricchito dalla presenza di molti giovani e studenti, con lo scopo di avvicinare le nuove generazioni all'esempio di Giancarlo. Un'occasione preziosa per riflettere sull'importanza del giornalismo d'inchiesta, della libertà di stampa e della responsabilità individuale nella costruzione di una società giusta», spiegano gli attivisti del Fai.

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