di Antonio FiengaCapita di incontrare qualche cane per strada. E per quanto si possa essere infastiditi dalla loro presenza, si dovrebbe sempre affrontare l’argomento con le necessarie attenzioni e conoscenze. Sant’Agata di sicuro non straripa di randagi, a differenza di quanto qualcuno ci ha voluto far credere in un articoletto pubblicato sul n° 83 di Agorà dell’11 agosto 2012. In Penisola Sorrentina purtroppo non esiste nessuna struttura destinata all’accoglienza dei randagi: in questi ultimi venti anni si è parlato di canile molto più di quanto i “non animalisti” immaginino: il canile però continua a non esserci e probabilmente non ci sarà mai. Ma le leggi parlano chiaro: la costituzione o il ripristino dei canili erano stati imposti ad ogni Comune in seguito all’approvazione della legge 281 del 1991. Nel nostro territorio, vista l’impossibilità di realizzare una struttura adeguata fu promosso, dal 1996, l’affido familiare, un’alternativa ai canili rivolta a tutti coloro in grado di ospitare un cane randagio ottenendo dai comuni aderenti un modestissimo rimborso spese per il suo sostentamento. Una soluzione non definitiva, ma che al momento fu l’unica possibile per tamponare l’emergenza. L’amministrazione di Massa Lubrense è stata una delle prime ad aderire all’iniziativa, ed al momento sono 16 i cani sottratti al randagismo ed affidati con questa formula, senza tener conto di tutti quelli dati in adozione. In questi ultimi anni, tra l’altro, sono state stabilite convenzioni con canili extrapeninsulari, vista l’impossibilità di localizzare un sito nel quale realizzare un proprio rifugio. Ma allora chi sono i cani che di tanto in tanto capita di incontrare per via Casola, come sottolineato nell’articolo già citato? Non basta essere osservatori attenti per dare una risposta. Bisogna conoscere davvero l’argomento.
Gli animalisti del territorio ci tengono a sottolineare che a Sant’Agata vi sono effettivamente due cani di quartiere, ovvero cani di tutti, che godono delle cure d'igiene, mediche ed alimentari da parte di privati. Un cane di quartiere va rispettato e riconosciuto come bene comune. Ma può capitare che un cane padronale si allontani momentaneamente dalla propria abitazione attratto dall’odore di qualche cagnetta in amore, o che effettivamente si verifichi qualche nuovo abbandono. Ma è ridicolo parlare di “gruppetti di cani che affollano le strade di Sant’Agata”. Parliamo piuttosto del canile che non c’è. Utilizziamo la carta stampata per informare la gente sull’adozione responsabile, sull’obbligo dell’iscrizione all’anagrafe canina. Non creiamo allarmismi lì dove non ci sono. Massa Lubrense fa quello che può, non meno degli altri comuni del territorio. Utilizziamo i canali d’informazione per costruire e non per demolire. Se vogliamo parlare di cani, promuoviamo e sosteniamo il lavoro meticoloso, continuo e gratuito di associazioni e privati che ogni giorno spendono il loro tempo e le proprie risorse per far sì che la convivenza tra cani e umani sia, se non piacevole per tutti, almeno tollerata .
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