L’impresa proprietaria dell’ecomostro perde l’ultima battaglia giudiziaria, una settimana fa il legale diceva: «Finalmente si demolisce». Sopralluogo del Wwf
Fonte: Fabrizio Geremicca da Il Corriere del Mezzogiorno
Vico Equense - Alimuri: il tar Campania respinge anche l’ultimo tentativo della Sica, impresa proprietaria dell’ecomostro riconducibile alla famiglia Normale, di bloccare la demolizione, prevista per il 30 novembre. L’ordinanza del 20 novembre della settima sezione rigetta, infatti, il ricorso che era stato avanzato dall’impresa, patrocinata dall’avvocato Gianluca Lemmo, contro il Comune di Vico Equense. «Il danno lamentato - argomenta il provvedimento dei giudici amministrativi - non può essere considerato grave ed irreparabile, posto che comunque tutte le parti sostanzialmente concordano sulla sorte del manufatto, destinato alla demolizione». Aggiungono i magistrati: «Il prospettato pregiudizio economico derivante dall’esecuzione in danno non risulta attuale ed imminente. Le questioni sollevate relativamente all’annullamento dell’accordo del 2007 vanno piuttosto trattate nella competente sede di merito, essendo da escludere la sussistenza di un periculum in mora suscettibile di favorevole apprezzamento nella presente sede cautelare»Presto, dunque, i 18.000 metri cubi dell’albergo mai ultimato a Vico Equense non esisteranno più. Sono lì da mezzo secolo e sono passati di mano tra tre proprietari: quelli che ottennero per primi le licenze, la società Conca e poi i Normale. Furono questi ultimi, nel 2007, a sottoscrivere un accordo che creò moltissime polemiche: in cambio della non opposizione alla demolizione, ottennero la possibilità di costruire le medesime cubature in un’altra area di Vico. Firmarono il ministro Rutelli; il sindaco di Vico, Gennaro Cinque, tuttora in carica; la Regione Campania.
Le critiche all’intesa, molto favorevole al privato, divennero ancora più forti quando il Corriere del Mezzogiorno rivelò che una delle proprietarie dell’ecomostro era Anna Normale, la moglie di Andrea Cozzolino, all’epoca assessore regionale, oggi europarlamentare. La signora scrisse alla redazione invitando a non penalizzarla per le sue relazioni familiari e rivendicando la correttezza dell’operazione. L’intesa, ad ogni modo, rimase sulla carta. Un anno fa la svolta: l’assessore ai Lavori Pubblici di Vico, Antonio Elefante, annunciò di avere scoperto che la sagoma dell’edificio costruito ad Alimuri è difforme da quanto autorizzato alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso. L’amministrazione comunale sconfessò dunque l’intesa nel 2007 e procedette con le pratiche per demolire la struttura, senza contropartita alcuna per Sica, in quanto abusiva e realizzata in area ad assoluta inedificabilità.
Sica ha presentato vari ricorsi al Tar, ma non ha mai ottenuto le sospensive che avrebbe voluto. Dieci giorni fa, poi, prima dell’ultimo provvedimento per essa negativo, ha diramato questa nota: «Finalmente si esegue la demolizione. Era il punto centrale dell’accordo sottoscritto il 19 luglio 2007. Gravi sono i ritardi accumulati dal Ministero dell’Ambiente responsabile della demolizione e del reperimento delle risorse necessarie. Auguriamo che non si ripetano gli stessi errori di tempo nel consolidamento del costone roccioso prodromico alla definitiva riqualificazione dell’area, come da noi auspicata. Infine ribadiamo, per dovere di una corretta informazione, la legittimità dei titoli e dell’accordo come da ultimo consacrata dal Presidente della Repubblica, con un decreto previo parere del Consiglio di Stato. Il 30 novembre saremo presenti alla demolizione». Quell’intesa del 2007, però, ormai non esiste più.
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