Accusato di corruzione, si dimette da assessore a Salerno
Alla fine, suo, malgrado, il protagonista è stato lui. E non poteva essere diversamente. Roberto De Luca, assessore al Bilancio al Comune di Salerno e secondogenito del presidente della Regione, Vincenzo De Luca, getta la spugna. Indagato per corruzione dalla Procura di Napoli, in seguito alla videoinchiesta di Fanpage sulla gestione degli appalti dei rifiuti in Campania, si dimette. E lo fa pubblicamente con un fuori programma, di cui si scusa, durante l'incontro elettorale di ieri mattina a Salerno per la presentazione dei candidati alle politiche del 4 marzo. Rimette il suo mandato nelle mani del sindaco di Salerno Enzo Napoli, spiazzando tutti. «Non intendo fornire alibi a nessuno - dice - ne pretesti per operazioni di aggressione politica o per qualunque azione che possa provare a infangare il mio partito, l'istituzione che rappresento o la mia famiglia. Per questo rimetto il mio mandato nelle mani del sindaco». Un «atto doveroso» per consentire il «prosieguo della campagna elettorale con più slancio». Senza ombre. Per via di un'inchiesta delicata che Roberto De Luca vuole tenere lontana dalla campagna elettorale e dal fratello, Piero, in corsa per la camera dei deputati nel collegio uninominale Salerno. Che dal palco lo ringrazia per «la responsabilità, serietà e coraggio che ha dimostrato oggi».
Un passo indietro, a sorpresa, «un gesto personale che ha fatto con grande serietà e grande rispetto» per il segretario nazionale del Pd Matteo Renzi che commenta così la notizia ospite della trasmissione «1/2 ora in più». «È stato molto serio si è dimesso perché abbiano un alibi in meno: Di Maio si è buttato sulla prima inchiesta - prosegue - penso e spero che querelerà Di Maio che gli ha dato dell'assassino e spero che Di Maio rinunci all'immunità parlamentare, se è un uomo». Ed è scontro, con un'indagine che finisce al centro della campagna elettorale. Ieri il colpo di scena con De Luca junior che parla di decisione sofferta: «Non l'ho presa a cuor leggero», sottolinea quando dalla sala gremita si alza un coro di «no», con il Pd salernitano che, fra strette di mano e voci rotte dall'emozione, fa quadrato attorno al secondogenito del governatore campano, che è lì ad ascoltarlo. «C'è un'indagine in corso e non entro nel merito - continua - lavoriamo sempre nel rigore, rispetto e con spirito di servizio. A volte la campagna elettorale si registrano momenti di imbarbarimento». Visibilmente provato aggiunge: «non posso non ribadire la mia fiducia nella magistratura, spero che faccia luce il prima possibile su questa vicenda oscura nella quale sono stato coinvolto». Emozionato, si interrompe più volte, poi riprende: «È chiaro a tutti ormai che è stata messa in piedi, con l'ingaggio addirittura di ex camorristi, una provocazione vergognosa, per inquinare e condizionare la campagna elettorale. Per quello che mi riguarda non c'è assolutamente nulla di nulla». Ed è ovazione. Con i dem che si stringono attorno a De Luca junior: «Per fermarci dovranno sganciare una bomba atomica, noi andiamo avanti», dice Franco Alfieri, l'ex sindaco di Agropoli candidato nell'uninominale Cilento per la camera dei deputati. E scoppia il caso, con la notizia delle dimissioni di De Luca junior, che scatenano una serie di reazioni dentro e fuori il Pd. Sottolinea il gesto di serietà la segretaria regionale del Pd Assunta Tartaglione, mentre il ministro allo Sport Luca Lotti, e candidato alla Camera in Toscana (Pd), spera che «si faccia luce su quello che è successo, rispetto la scelta che ha fatto l'assessore De Luca». «Siamo di fronte a una scelta personale - aggiunge Lotti - ma credo abbia fatto delle considerazioni giuste. Mi incuriosisce che queste cose arrivino sempre in questi momenti, ma la magistratura saprà fare luce». Cantano vittoria, invece, dal M5s Campania: «Il figlio assessore l'abbiamo fatto fuori - esultano - ed è solo l'inizio di una più ampia opera di repulisti. Non ci basta che i De Luca siano tisicamente fuori dalle istituzioni. Vogliamo che se ne vadano anche tutti i loro uomini, eterodiretti dal governatore. E questo accade da decenni nelle stanze del Comune di Salerno e da due anni anche alla Regione. Cacciamo questo virus che sta avvelenando le istituzioni regionali, che vede coinvolti esponenti di destra e sinistra, e sta assassinando anche le nostre terre». Lancia un appello a Renzi e De Luca anche Arturo Scotto, deputato di Mdp-LeU: «Alla luce delle dimissioni di Roberto De Luca non possiamo che chiedere di nuovo al presidente della Regione Campania e a Renzi di rispondere alle domande che abbiamo posto ieri. La magistratura deve e svolgerà il suo compito, ma il rispetto per i cittadini e gli elettori viene prima di tutto».
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