di Filomena Baratto
Vico Equense - C’è sempre qualcuno che vuole farti sentire vecchio pronunciando la parola in modo dispregiativo. A volte è detta per offendere, altre per mettere un paletto, altre ancora per sottolineare che ora non puoi svolgere le stesse azioni di una volta. Non è detta per una questione di anagrafe, ma per il fatto che la vecchiaia fa paura e in questo modo conferma che sei fuori uso.
La vecchiaia conosce i propri limiti come la stanchezza dell’esperienza o la sopraggiunta mancanza di forze. Non c’è bisogno che gli altri te lo confermino, sai quando sei nella possibilità di fare certe cose e quando non è più il tempo. La vecchiaia non è tanto uno stato, ma un cambiamento dovuto alle emozioni provate, alla fatica che sei capace di sostenere, ai ricordi che si affollano, alle risposte che tendi a darti più che a porti domande. La cosa più grave è quando gli altri vogliono farti sembrare vecchio. E’ un modo per dire che alcune cose ti sono precluse, come se il tempo, più che averti fornito esperienza, ti avesse reso inabile. La cattiveria di chi la pronuncia sta soprattutto nell’ affermare che da questo momento in poi vali meno. Anche se sei bravo, capace, più in gamba, quel “vecchio” toglie tutto il buono di te e ti omologa agli altri, riduce le tue capacità, ti inibisce, anzi ti irrigidisce. L’anagrafe salta sempre fuori a ricordare il limite e a sottolineare che i vecchi non possono fare meglio dei giovani. Con la freschezza degli anni le nuove leve non riconoscono ancora le tappe della vita e non sanno che la strada è in salita mentre il vecchio sta dall’altra parte, nel tratto in discesa. Se poi si pensa che ci sono alcune attività in cui a 30 anni si è vecchi, allora si fa presto a essere confinati in questo spazio.
Ci sono lavori che penalizzano anche il talento più pieno, segnando una linea nera oltre alla quale non si può andare. Si è vecchi per fare il calciatore, l’astronauta, la showgirl, l’attrice e sarà per questo che alla gioventù abbiamo dato un valore più alto per riconoscendole un tempo più breve. Così una ballerina oltre i trenta non potrà fare altro che insegnare in una scuola mentre sogna sempre il suo palco da una vita e dove, anche se lo calcasse, non sarebbe mai da protagonista, non glielo concederebbe l’età. Quante ballerine vedranno le luci della ribalta? Si contano sulle dita di una mano, tutto il resto è numero. Continuerà ad allenarsi per passione e per vivere. Un calciatore è il sogno di generazioni di bambini che ai compiti preferiscono il campo sottoponendosi a estenuanti allenamenti, sperando di diventare dei fuoriclasse dai lauti guadagni. Anche di calciatori famosi non ce ne sono molti e tutti quelli che si allenano lo fanno sapendo che a 30 anni saranno vecchi per il sogno e possono solo allenare a loro volta e non certamente giocare da protagonisti. Un’attrice è costretta al trucco perenne per non deludere il pubblico che ha di lei un’immagine fedele nel tempo. Al comparire della prima ruga sarà vecchia e dovrà fare spazio alla giovane. La ruga oggi, oltre al fatto estetico, diventa il segno di una vergogna: se sei vecchio nessuno ti vede, nessuno ti vuole e va scemando ogni interesse nei tuoi confronti. La perdita delle forze e della bellezza diventano tristi momenti quanto più abbiamo vissuto con superbia e vanità gli anni della gioventù. I vecchi sono lenti, meditativi e nessuno investe su di loro, nemmeno se si vive meglio rispetto al passato. Ma intorno alla ruga c’è un business che ruota per risistemare i pezzi come prima e far funzionare la macchina dell’economia, così da avere parti da interpretare, gareggiare in una partita e sentirsi ancora nel pieno vigore sapendo che con la ruga si diventa più deboli, si perde potere, ascendenza. C’è poi chi lo dice anche solo perché ti porti bene l’età, anzi meglio rispetto alla massa e non te lo perdona. Anche nella vecchiaia ti devi omologare! Devi per forza essere grasso, sgraziato, cascante. Se invece non meriti la gogna, ti spetta il disprezzo della parola. Dicendoti vecchio pareggiano i conti, così anche se non sei decrepito, fai parte di una nuova fascia d’età. La preoccupazione non deve essere la vecchiaia, che pure avanza, ma la volontà, la determinazione, la bravura, la creatività. Sono aspetti degni di considerazione per concedere un tempo più disteso e vivere con maggiore consapevolezza. Se coltivassimo questi valori come bellezza, non avremmo il tempo di vedere la ruga e ritenerla elemento di vecchiaia. Siamo gran confusionari in ordine alla bellezza e reputiamo quella vera, l’esteriore, che ha il tempo contato, bistrattando l’altra che, anche con le rughe, non perde smalto, in quanto molto più profonda.
Quando si è giovani si crede di avere il mondo in mano, ma quel mondo va costruito, nessuno te lo cede e per costruirlo usciranno le rughe. Inutile calcare la mano e sentirsi migliori, perché un vecchio conosce i meandri del nuovo che avanza, ne ha vissuto di vita e con un sorriso accetta la nuova condizione. Ad ogni età il suo peso con tutto quello che comporta, ma di sicuro ci vorrebbe più educazione per la vita degli altri, soprattutto di quelli che la conoscono bene e non per questo la sbandierano agli altri. La vita esige rispetto a tutte le età. E’ già un privilegio raggiungerla la vecchiaia, facciamo in modo che sia l’età migliore e non quella discriminata.
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