di Carlo Alfaro
Sorrento - Grazie a Raffaele Lauro, che ha scelto di dedicarle il suo prossimo, attesissimo romanzo, che uscirà nell’estate 2020, per la Golden Gate Edizioni, Greta Garbo, icona incontrastata della storia del cinema, appellata “La Divina” per il suo fascino quasi soprannaturale, sarà la protagonista quest’anno di importanti eventi incentrati sul suo mito. “Il Mistero Garbo. L’altra Greta. L’elogio della solitudine. (1942-1990)” è il titolo del romanzo di Lauro, scrittore fertile e noto per la sua unica capacità, nelle biografie, di svelare la storia dell’anima dei personaggi che racconta. Il lavoro di Lauro punterà a narrare Greta Garbo come donna e non come mostro sacro della storia del cinema mondiale, partendo da quando, nel 1942, a soli 36 anni, nel fulgore della bellezza fisica, della maturità artistica e del successo mondiale dei film da lei interpretati, anche dopo l’avvento del sonoro, la Divina per eccellenza si ritira improvvisamente e definitivamente dai set cinematografici di Hollywood. Non tradirà mai, fino alla morte (1990), a 85 anni, l’opzione per la riservatezza, rifiutando nuove proposte anche da parte di grandi registi e rifuggendo per sempre i riflettori.
Nonostante centinaia di saggi, recensioni, articoli commemorativi, testi, nessun biografo è riuscito a espugnare le ragioni profonde, psicologiche, caratteriali, morali e ambientali, di una scelta così radicale e senza rimpianti. Si tratta del discusso “Mistero Garbo”: le ragioni per le quali la diva più ammirata al mondo, la Divina per antonomasia, un mito vivente, avesse abbandonato, al culmine del successo, della fama e della bellezza, la carriera cinematografica, senza dare spiegazioni e senza avere mai ripensamenti, nonostante le molte sollecitazioni, ritirandosi in una splendida solitudine, lontana dalla ribalta, fino alla morte. Senza concedere mai un’intervista, senza mai posare per uno scatto, senza mai incontrare gli irriducibili fans. Ci prova lo scrittore Raffaele Lauro, appassionato della diva da quando si laureò in regia cinematografica presso la NUCT (Nuova Università del Cinema e della Televisione), sotto la guida di tre grandi maestri del neorealismo italiano, Giuseppe De Santis, Carlo Lizzani e Florestano Vancini, e partecipò, come lui stesso ha raccontato, a un illuminante seminario sul caso. Lauro sceglie di tracciare un percorso che copre un arco di circa un cinquantennio, dal 1942 al 1990, delineando una biografia interiore, intima e sofferta della donna, in cui sonda la faccia nascosta del mito, scava nell’infanzia lontana, si inerpica nel suo inconscio, esplora il suo ossessivo culto della libertà. E lo fa indagando sul vissuto quotidiano della diva dopo il ritiro, nell’appartamento di New York, tra le tele di Renoir, o nella dimora svedese, immersa nella natura; sulle amicizie intime, maschili e particolarmente femminili, foriere anche di scandali; sulle pratiche filosofiche orientali e, infine, sulle frequenti presenze, come ospite, in residenze nobiliari, su panfili miliardari o in dimore amene, come a Taormina, quasi sempre marine, vissute, sempre, in totale anonimato. Il lettore scopre, piano piano, “L’altra Greta”, la vera Greta, che ritorna alle origini, all’infanzia, alle pulsioni represse, alle malinconiche depressioni e all’amore per la solitudine, un amore mai tradito o svenduto in cambio di ipocrite operazioni coniugali di facciata. Una scelta di libertà, alla quale la Garbo non rinunzierà mai, pena rinunziare a se stessa. Per Greta ritirarsi dalla ribalta fu una libera scelta, non una condanna come per la maggior parte degli artisti quando si avviano al tramonto. Non a caso, il romanzo inizia proprio con il fermo rifiuto opposto, nel 1950, dalla Garbo a Billy Wilder, alla proposta di interpretare la decadenza di Norma Desmond, una cinquantenne ex-diva del cinema muto, in Sunset Boulevard, insieme con William Holden ed Erich von Stroheim. Ruolo, poi, affidato a Gloria Swanson. Pagina dopo pagina, Lauro riesce a tessere una biografia inedita sulla vera Greta, sul suo desiderio di libertà, sulla solitudine come scelta. La fuga da Hollywood è stata dunque, per Lauro, una fuga verso la libertà e verso la solitudine come condizione dell’anima. Nella vicenda interiore di Greta raccontata da Raffaele, infatti, emerge, su tutti, un sentimento che è una vocazione, la solitudine, una solitudine voluta, mai subìta. La scelta di vita di Greta si configura così quale un estremo manifesto della solitudine: “L’elogio della solitudine”, inteso come suprema consapevolezza del proprio limite, di fronte all’Assoluto. Per la Garbo, come in fondo anche per Raffaele Lauro. Greta Garbo, pseudonimo di Greta Lovisa Gustafsson, nacque a Stoccolma il 18 settembre 1905, da una famiglia modesta, padre netturbino e madre cameriera, tre figli. Sin da piccola, Greta manifestò un carattere timido, schivo, malinconico e solitario, e mostrò la tendenza a rifugiarsi in un suo mondo di fantasia, dove nella cucina di casa si inventava un suo teatro personale, con trucchi e travestimenti. Nel 1920, non ancora quindicenne, alla morte del padre (a causa dell’epidemia di influenza spagnola), dovette abbandonare la scuola per contribuire al sostentamento della famiglia, lavorando come commessa. Notata subito per la sua avvenenza fuori dal comune, le si aprirono già a 15 anni le porte della moda, della pubblicità e del cinema. Dopo aver iniziato l’attività di attrice in Svezia, già con molto successo, venne notata da un regista statunitense in cerca di nuovi talenti e subito ingaggiata negli Stati Uniti dalla Metro-Goldwyn-Mayer, di cui divenne rapidamente l’attrice di punta fra gli anni ‘20 e gli anni ‘40, brillando come fulgida stella sia del muto che del sonoro, a differenza di molti colleghi che avevano fallito in questo delicato passaggio. Grazie al suo potente talento recitativo, al suo carisma, al fascino misterioso, alla luce incantata del suo sguardo, allo stile che dettava moda, divenne una delle più celebri icone dello star system hollywoodiano. Ebbe quattro candidature ai premi Oscar come miglior attrice e ne ricevette uno alla carriera nel 1954, “per le sue indimenticabili interpretazioni”, dopo il suo ritiro dalle scene avvenuto oltre dieci anni prima (e infatti non si presentò alla cerimonia di ritiro). Tanto successo cinematografico non si associò a una vita felice: nonostante grandi e intense storie d’amore, sia con uomini che con donne, la grande diva rimase sempre gelida, misteriosa, chiusa, solitaria e indipendente. Dal ritiro dalle scene fino alla morte, avvenuta al Medical Center di Manhattan nel giorno di Pasqua del 1990, l’attrice condusse una vita assolutamente riservata, rifuggendo qualsiasi contatto col pubblico. Pochissime le foto rubate della star, una di queste è divenuta la bellissima cover del libro di Raffaele Lauro, una introvabile immagine scattata a Roma negli anni ‘60. Naturalizzata statunitense, stabilì la propria residenza a New York, in un lussuoso appartamento alle cui pareti erano appesi quadri dell’amato Renoir. Mentre spariva dalla vita pubblica, Greta ingigantiva nell’immaginario collettivo, consegnandosi direttamente al mito. Federico Fellini la definì la “fata severa”: fondatrice dell’ordine religioso chiamato “cinema”. Raccontare la Greta segreta sarà una formidabile sfida per Raffaele Lauro, 76 anni nel prossimo febbraio, personalità sorrentina che ha fatto delle sfide l’essenza della sua vita: plurilaureato, docente, saggista, caposaldo delle istituzioni (prefetto e senatore), scrittore di profondo talento, erudito, intellettuale senza frontiere. Tutta la sua vita, come ha dichiarato in una recente intervista, è stata segnata da: “una “inesauribile curiosità intellettuale, un potente desiderio di conoscenza e un inesausto sentimento d’amore verso l’universo mondo, la natura, gli esseri viventi, le persone”. Il 2020 vedrà anche l’uscita, quasi contemporaneamente al romanzo, nella tarda primavera, dell’approfondito saggio critico sulla sua intera opera narrativa, da parte di una autorevole scrittrice messinese, docente e giornalista, collaboratrice delle pagine culturali di un quotidiano siciliano, la professoressa Patrizia Danzè, grande organizzatrice di eventi culturali e sofisticata interprete del complesso mondo letterario di Andrea Camilleri. Il saggio è intitolato “L’Universo Amore” e si presenta strutturato in due parti: la prima comprende il saggio critico vero e proprio; la seconda raccoglie, nell’ordine cronologico di pubblicazione, una scheda editoriale con la cover, la trama del romanzo con i personaggi principali e un’intervista all’autore, sui retroscena inediti di ciascuna opera: l’ispirazione, le ricerche bibliografiche e documentali, le recensioni, i rimandi autobiografici, le presentazioni pubbliche più significative, le rassegne stampa. Sarà dunque l’anno della Garbo, e anche l’anno di Lauro. In fondo, come tutti i grandi, Greta e Raffaele hanno una cosa in comune: l’immortalità.
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