martedì 27 dicembre 2022

Faito, terrore nel ristorante

Branco di maremmani “irrompe” in un locale: panico tra i bambini e i clienti seduti a tavola. La rabbia degli imprenditori: “Non solo danni economici, a rischio l’immagine turistica” 

di Vincenzo Lamberti da Metropolis 

Castellammare\Vico Equense - Non si ferma l’emergenza randagi sul Monte Faito. Dopo la lettera, inviata dal Presidente del Parco dei Monti Lattari al Prefetto di Napoli per chiedere un intervento urgente un altro episodio ha sconvolto la tranquillità di un giorno di festa. Un gruppo di maremmani è entrato in un ristorante gettando scompiglio tra la gente a tavola per festeggiare Santo Stefano. Bambini impauriti, mamme preoccupate che, immediatamente hanno lasciato i tavoli e disdetto le prenotazioni. “Un danno economico ingente - fanno sapere i ristoratori del Monte Faito - ma soprattutto un danno d'immagine per chi sta cercando di recuperare turisticamente questa zona". E’ rimasta, infatti, lettera morta la missiva inviata qualche tempo fa dal presidente Tristano Dello Joio al Prefetto Palomba. Una lettera dai contenuti preoccupanti in cui emergeva come "questi animali siano direttamente sotto il controllo di delinquenti della zona". Il presidente infatti raccontava "delle numerose segnalazioni di proprietari, gestori di attività turistiche presenti sul Faito, privati cittadini, escursionisti e fruitori della montagna, che denunciano la consistente presenza di cani randagi ed equini vaganti senza microchip e dunque non in regola secondo le leggi vigenti. Non è la prima volta che dal Parco dei Monti Lattari arrivano segnalazioni in questo senso. Proprio dopo una di queste segnalazioni venne indetta una riunione che determinò, poi, “un intervento di accalappiamento che risultò quasi ininfluente per la presenza di animalisti e attivisti che disturbarono l’intervento con l’apertura delle gabbie degli animali recuperati e rimettendoli in libertà". Correva, in quel caso, l’anno 2018 e da quel momento nulla è stato fatto. "La presenza di questi randagi può essere riconducibile ad un'attività di allontanamento dei visitatori dalla montagna per altre attività che vengono poste in essere dalla delinquenza locale" denuncia Tristano dello Joio.

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