mercoledì 30 gennaio 2008
Pd, intervista al professor La Bruna
Non usa perifrasi Luigi Labruna, docente di Storia del Diritto romano e attento osservatore del costume e del malcostume politico italiano e, per quanto ci riguarda, campano. Di fronte ai guai che hanno colpito il Partito democratico ancora in fasce usa una parola chiara: fallimento. Il caso Conte costringe i Democratici campani a scontrarsi subito con la questione morale e con un’accusa molto infamante: quella di concorso esterno in associazione mafiosa. «Prima della questione morale, per il Pd si è posta una questione politica. È nato male, anche se con la spinta generosa di mettere assieme partiti e anime politiche diversi. Ma fin dall’inizio ho capito che non poteva funzionare». Da che cosa nasce il suo scetticismo? «Da un malcostume: lo scarso rigore verso chi ha legami poco limpidi. Bisogna chiamare le cose con il loro nome». E qual è il nome? «Fallimento. Un fallimento che mi procura molta tristezza perché non si cambia per poter riciclare tutto». La solita operazione gattopardesca? «Generosamente gattopardesca, perché ha tirato dentro molte persone perbene che meritano rispetto e che davvero credevano in questo progetto di pulizia e rigore e ora sono a disagio». Si sentono prigionieri? «Sì, e questa consapevolezza sta venendo fuori, nelle forme attenuate in cui un disagio del genere può essere espresso. In molti dicono che qualcosa s’è già rotto». Scoprono di trovarsi nello stesso partito di Roberto Conte, eletto nei Verdi, secondo l’accusa, con i voti di un camorrista legato al Msi, transitato nella Margherita e ora approdato nei Democratici. È dura. «Questo itinerario da Grand Tour politico doveva far nascere qualche sospetto nei dirigenti del nuovo partito. Le accuse che gli vengono rivolte non bastano per condannarlo, perché vengono tra l’altro da un camorrista. Ma è l’itinerario politico di Conte a renderlo inaffidabile, soprattutto in un partito che sventola la bandiera del rigore e non ha ascoltato gli allarmi che ci sono stati, pur di imbarcare dei portatori di voti. È una giostra, davvero il Grand Tour tra i partiti». I portatori di voti sono ben accetti in tutti i partiti. «E chi lo nega. Ce ne sono dovunque, ma stupisce trovarli in un partito che ha scommesso sulla pulizia. Il fallimento è questo». Il procuratore Giovan Domenico Lepore ha detto che siamo solo alla prima puntata. Dove andremo a parare? «Ho una grande stima di Lepore e lo conoscono come persona e magistrato prudente. Se anticipa sviluppi, c’è davvero da preoccuparsi». E, secondo lei, come andrà a finire sul piano politico regionale? «Probabilmente la crisi politica nazionale aiuterà gli attuali governanti napoletani e campani». In che senso? «Li esporteranno o fingeranno di esportarli a Roma». Parla, ovviamente, di Bassolino e della Iervolino? «Degli attuali governanti, quindi anche di loro. Io stimo Bassolino. Credo che sia stato il suo entourage a spingerlo ad arroccarsi sulle sue attuali posizioni». (Pietro Treccagnoli il Mattino)
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