Il grande errore di Silvio e Noemi è stata la scelta del ristorante. C’è poco da fare spallucce, è la verità. Si fossero visti al «Covo» di Venezia, al «Piperno» di Roma o perfino allo «Scoglio» di Marina del Cantone, non sarebbe successo niente. Invece hanno optato per il «Villa Santa Chiara», senza rendersi conto che si trova a Casoria. E da questo dettaglio territoriale ha preso le mosse lo Scandalo che potrebbe cambiare la storia del paese. La cosa, notoriamente, ha avuto un’eco planetaria. Non c’è stato giornalista italiano o straniero che non abbia sottolineato l’oscura circostanza di un uomo politico (e che uomo politico) il quale se ne va in giro di notte nell’hinterland di Napoli. Ingenuità imperdonabile. Casoria riuscirebbe a infangare anche il CV di Cromwell, figurarsi Berlusconi. In quei pochi chilometri acquattati tra Capodichino e Marcianise, dicono con una voce sola la Repubblica e il Financial Times, si concentrano i peccati del mondo: la discarica di Giugliano, i dannati di Scampia, l’inceneritore di Acerra, la camorra di Casal di Principe. Come se, per storia o magari per indole, Casoria fosse il centro del triangolo della morte, un marchio a fuoco, la madre di tutte le evidenze. Dimmi dove vai e ti dirò chi sei.E poco importa che Silvio sia nato a Milano e Noemi a Portici. Nessuno, raccontando la buona novella, si è sognato di mettere all’indice i bauscia o gli abitanti del Miglio d’Oro. Ma Casoria, ai cronisti famelici, dev’essere sembrata un’occasione succulenta per libere associazioni freudiane, la location perfetta di storie torbide, patti e ricatti, cosche e sesso trash, politica grassa e sudata, coca a volontà. Esistono territori nati per finire sulle cartoline e altri destinati al casellario giudiziale. Veltroni inaugurò il Pd tra i cipressi dell’Umbria, mai gli sarebbe venuto in mente di farsi riprendere sullo sfondo di Villaggio Coppola. E Luigi Cesaro, pover’uomo, quanta fatica sta facendo per togliersi di dosso quel toponimo che gli macchia la fedina penale? Sant’Antimo, mica facile. Del resto, è vero o no che anche a Bassolino Superstar c’è sempre qualcuno che ricorda, ghignando, l’origine afragolese? Potenza degli stereotipi etno-politici. Se con Google Maps zoomate dall’Italia al Mezzogiorno, e poi alla Campania, e poi al Napoletano, e poi al suo hinterland settentrionale, vedrete che perfino il vostro amichevole Macintosh mugugna e si ritrae. Come se stesse scendendo nell’inferno. E la clava è sempre più nodosa. In altri tempi, quando facevi un picnic nel Beneventano, al massimo potevano assimilarti alle truppe mastellate. Bonari sfottò. La Prima Repubblica non era feroce come questa. Oggi non c’è scampo. Se vivi a Casoria, o soltanto ci vai a prendere un caffè, il meno che ti possa capitare è una manciata di Evola nei polmoni.Un giorno o l’altro, qualcuno dovrà raccogliere le firme per salvare la reputazione della periferia Nord. Magari adottandola, come si fa con i monumenti. Se ne gioverebbe l’autostima delle centinaia di migliaia che ci abitano e, più ancora, questa politica che, giorno dopo giorno, si inabissa sotto le lenzuola, costruisce illazioni sordide, mescola Eros e Jus, strategie elettorali e razzismo antropologico. (Paolo Macry da il Corriere del Mezzogiorno)
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