martedì 7 agosto 2012

Schettino in motoscafo, aperta un’inchiesta

Fonte: Ciriaco M. Viggiano da Il Mattino

Meta - Schettino giro in motoscafo, parte l'inchiesta. Non bastavano le accuse di naufragio, omicidio colposo plurimo, abbandono della nave e dei passeggeri, omesse comunicazioni all’autorità marittima e distruzione dell’habitat all’interno di un sito naturale. Non bastavano nemmeno le polemiche legate al memoriale o all’intervista esclusiva rilasciata alle telecamere di Canale 5. L’ultima grana per Francesco Schettino, il comandante della Costa Concordia naufragata il 13 gennaio scorso al largo dell’isola del Giglio, arriva dalla recente gita in barca al largo di Meta, il piccolo centro della penisola sorrentina dove il capitano abita insieme a moglie e figlia e dove attualmente ha l’obbligo di dimora. La procura di Grosseto, che indaga sul naufragio della Concordia, ha avviato una serie di accertamenti per verificare dove Schettino si trovasse esattamente nel momento in cui è stato pizzicato dai fotografi del «Sun». Perché è chiaro che se il motoscafo lo ha portato fuori dalle acque che bagnano Meta, non importa per quanti metri o per quanto tempo, il comandante potrebbe essere accusato di evasione, avendo disobbedito ai suoi obblighi. E le misure cautelari essere inasprite. Nello scatto pubblicato pochi giorni fa dal tabloid inglese, Schettino appare in bermuda, abbronzato e con gli occhiali da sole. Al suo fianco, a bordo di un motoscafo di sei metri, c’è l’amico Giuseppe Iaccarino, titolare di una pizzeria del centro di Meta, che gli passa il timone dopo aver condotto l’imbarcazione per un breve tratto.


Al comandante della Concordia, infatti, la patente nautica non è stata mai sospesa. Motivo per il quale potrebbe tranquillamente guidare un’imbarcazione da diporto. D’altra parte, era stato lo stesso Schettino, nell’intervista esclusiva rilasciata alla trasmissione televisiva «Quinta Colonna», ad annunciare che sarebbe ben presto tornato a navigare: un modo per vincere la paura e superare il trauma che si porta dietro da quel tragico 13 gennaio. Ora, però, i magistrati di Grosseto vogliono vederci chiaro sulla gita in barca che il marittimo metese si è concesso a fine luglio. Dopo la revoca degli arresti domiciliari, infatti, il gip Valeria Montesarchio ha disposto per lui l’obbligo di dimora nel Comune di residenza. In altre parole, Schettino non può superare i confini del suo paese senza la preventiva autorizzazione dei giudici di Grosseto. Secondo indiscrezioni, comunque, Schettino avrebbe raggiunto un luogo appartato sulla spiaggia di Alimuri, dove sarebbe poi salito a bordo del motoscafo di proprietà dell’amico. Dopodiché i due avrebbero navigato nelle acque territoriali di Meta, tenendosi a poche centinaia di metri dalla spiaggetta del Purgatorio. A confermarlo, subito dopo la pubblicazione della foto sul «Sun», era stato il difensore di Schettino, l’avvocato Bruno Leporatti: «Credo che Franco possa essere salito a bordo del motoscafo per fare un bagno in santa pace a venti metri dal litorale di Meta – aveva detto – Escludo che possa aver pilotato l’imbarcazione, anche se nulla glielo vieterebbe». Affermazioni ribadite ieri: «Questa storia - dice il legale - è costruita su una buffonata del Sun, in linea con certo giornalismo trash. Schettino non guidava il motoscafo, lo si capisce considerando che su quel modello la guida è a destra. Basta speculazioni».

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