Fonte: Rosa Palomba da Il Mattino
Al calar del buio, le fiamme si sono rianimate. Il fuoco che sembrava domato, ieri sera è tornato a lambire le case di Torca e della parte alta di Nerano. Nella notte poi, ha raggiunto la costa fino alla Baia di Jeranto. Complice il vento che si è alzato su Massa Lubrense e dintorni. Bisogna aspettare l'alba di oggi per ricominciare la battaglia contro le fiamme e sperare che ci siano mezzi antincendio disponibili. Ieri, gli elicotteri erano tutti impegnati e molti vigili del fuoco sono stati inviati nelle zone colpite dal terremoto; emergenza infinita, dal Salernitano all'area vesuviana. Inutile la richiesta di un Canadair da Roma: con l'arrivo della sera ha comunicato la centrale operativa della Protezione civile - è impossibile volare. Per due volte nella giornata di ieri, nella zona è stato necessario disattivare il cavo dell'energia elettrica: a causa del vento i lanci d'acqua avrebbero infatti rischiato di finire sui fili dell'alta tensione. Buio intermittente per centinaia di famiglie. Caldo, fuoco ed energia elettrica a singhiozzo anche a Gragnano e anche sui Lattari a causa di un incendio. Per consentire agli operatori di un Canadair di lavorare in sicurezza, staccata l'energia elettrica disattivando i cavi che portano corrente anche a Lettere, Malori, Minori, Agerola e altri Comuni della costiera amalfitana. Difficoltà negli alberghi, negli uffici pubblici, e nelle tante residenze estive occupate dai villeggianti. Una giornata di caldo e di fuoco ieri, una lotta impari da una parte all'altra della provincia. Fumo nero e aree verdi in pericolo nell'area flegrea: tra Baia e il Fusaro il fuoco è divampato nella giornata di ieri. Paura a Torregaveta dove però nessun pericolo ha minacciato gli stabilimenti balneari.
Fiamme alte e amara scoperta a Poggiomarino: qui, a contaminare verde, case e salute, è stato l'incendio di pneumatici e lastre di amianto. Un ettaro di terreno con quintali di rifiutì tossici sepolti chissà da chi e che chissà per quale ragione sono stati dati alle fiamme. Ora si indaga. In nessun caso ci sono dubbi: nessun rogo è stato accidentale. Il dolo corre come il fuoco sulle sterpaglie. Un vento distruttivo che in costiera sorrentina, per esempio, gli investigatori non escludono sia stato causato dai bracconieri. Attività illegale molto radicata nella zona, destinata soprattutto alla cattura di specie pregiate di volatili. E nella notte tra ieri e oggi, l’ inquietante scenario del fuoco è stato ben visibile fino a Punta Campanella, area protetta a terra come a mare. Pochi i dubbi di carabinieri e vigili del fuoco anche circa le cause dei roghi dei monti Lattari: non è escluso che il fuoco sia stato acceso per nascondere i resti di ampie coltivazioni di marijuana, altra attività illecita che arricchisce la criminalità organizzata locale. Nella zona ormai definita la Jamaica del Sud, la lotta alla malavita e agli incendi fa parte delle attività investigative più intense delle forze dell'ordine. È andata meglio lungo il versante Vesuviano: a Pollena Trocchia e a Ercolano, le fiamme sono state domate con successo. A bruciare, anche nella tarda serata di ieri le sterpaglie che annunciano l'inizio dei sentieri in direzione Vesuvio, e che si propagano rapidamente verso pinete e Macchia Mediterranea. Per questo a luglio, dopo cinque giorni di roghi nella parte nord del Vesuvio, il prefetto di Napoli Gerarda Pantalone, aveva ordinato ai sindaci del Parco Vesuvio e allo stesso Ente, di tenere sempre pulite le zone di accesso al vulcano. Ma tant'è e ieri, cinque Canadair, un elicottero Erikson S64 e i mezzi della flotta regionale, sono stati impegnati per oltre dodici ore, con un costo di circa 500mila euro. Poi, bisognerà bonificare le aree devastate dai roghi. Specie quelle dove alle fiamme è stata plastica e altri rifiuti altamente inquinanti. Per la diossina che nelle prossime, immediate ore, ricadrà su campi e falde idriche, nessun intervento sarà possibile.
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