martedì 29 agosto 2017

Roghi, cemento e mare. Legambiente avverte: «A distanza di due anni è ora che in Regione si proceda alle verifiche»

Regione Campania - Sono numeri da capogiro, quelli diffusi da Legambiente, che fotografano tutto il dramma delle emergenze ambientali che hanno colpito la Campania durante l'estate. Dagli incendi all'inquinamento. Ma non solo. Anche il fronte della cementificazione si è esteso, e le polemiche sull'abusivismo che sono seguite al sisma di Ischia non hanno fornito alcun segno incoraggiante sul fronte di un seppur tardivo ravvedimento. Il dossier di Legambiente indica che le fiamme hanno mandato in fumo tra maggio e luglio 13 mila 37 ettari di superfici boschive: quattro volte la superficie bruciata in tutto il 2016. In particolar modo sono risultate colpite le aree protette: dai Parchi nazionali, Vesuvio in primis, a quelli regionali. «Un danno economico enorme se ogni ettaro di bosco distrutto dal fuoco, costa alla collettività circa 20 mila euro tra attività di spegnimento e rinverdimento, smaltimento dei residui e legna perduta nell'incendio». Anche sul fronte del cemento la situazione non è migliorata. La Campania è in testa alla classifica dell'illegalità nel ciclo del cemento costiero, con 764 infrazioni accertate detiene sul suo territorio il 20,3% del totale dei reati. Primato che riguarda anche il numero delle persone denunciate, 855, e dei sequestri, 234. «Ma a sfregiare la costa è soprattutto il 'Vecchio abusivismo" — sottolinea il dossier di Legambiente — quello delle seconde case in riva al mare che godono delle particolari attenzioni dei politici, locali e nazionali, sempre attenti a impedire che arrivino le ruspe.
 
In Campania negli ultimi dieci anni la realizzazione di circa 60 mila case abusive per un totale di circa nove milioni di metri quadrati di superficie abusiva. Le domande di condono per abusi edilizi nei soli 13 Comuni che hanno un pezzo del territorio dentro il Parco nazionale del Vesuvio, sommando la sanatoria del 1985 e quella del 1994, sono 49 mila 87. Tra il 2000 e il 2011 nei cinque Comuni capoluogo di provincia della Campania sono state emesse 18 mila 111 ordinanze di demolizione ma eseguite solo 828 (appena il 4,5%)». Nel report viene precisato anche un altro aspetto significativo: se c'è una costante in Campania nei decreti di scioglimento dei Comuni per infiltrazione mafiosa è quella dell'illegalità nel ciclo del cemento. Il record va alla provincia di Napoli, con 1'83% di Comuni commissariati anche per il mattone illegale. Infine, l'inquinamento marino: da otto anni consecutivi, infatti. Legambiente assegna il giudizio di fortemente inquinato alla foce del fiume Imo a Salerno, del Torrente Savone a Mondragone, del fiume Sarno e dello sbocco del canale di Licola a Pozzuoli. «Un'estate critica — ha commentato Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania -. Dalla siccità agli incendi, dal cemento selvaggio alla scarsa depurazione. A due anni dall'insediamento della giunta regionale, se non è tempo di bilanci è almeno il momento delle verifiche». (Fonte: A.A. da Il Corriere del Mezzogiorno) 

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