Fonte: Valerio Iuliano da Il Mattino
Un italiano su venti vive nell'area metropolitana di Napoli ma l'organismo istituzionale che dovrebbe rappresentare una fetta così rilevante della popolazione è ancora un'entità non del tutto definita. O quantomeno un ente tuttora privo di alcuni fondamentali atti di indirizzo. La Città Metropolitana di Napoli è ancora una scatola vuota, ad oltre 3 anni dalla sua istituzione. Per gli studiosi intervenuti al convegno "Per il Piano Strategico della Città Metropolitana di Napoli", organizzato dalla Scuola di Governo del Territorio, svoltosi ieri al Suor Orsola Benincasa, è un dato incontestabile. Un dibattito al quale non ha partecipato nessun esponente della Città Metropolitana. Assente il sindaco de Magistris - che non ha accolto l'invito del Suor Orsola - e anche il suo delegato, il vicesindaco metropolitano Pace. Proprio la mancata approvazione del Piano Strategico Metropolitano rappresenta per l'economista Riccardo Realfonzo uno dei principali motivi di preoccupazione che riguardano l'ex provincia. «Siamo in forte ritardo. Ancora oggi - spiega Realfonzo non sono stati fatti alcuni passi fondamentali, come la redazione del Piano strategico. Nonostante la spinta di alcuni consiglieri, il lavoro più importante per la realizzazione del Piano ancora non c'è. Perciò si può parlare di scatola vuota. La preoccupazione è grande perché il ruolo della Città Metropolitana è decisivo. Basti pensare che il territorio metropolitano produce ricchezza per oltre la metà di quanto fa la Campania e poco meno del 25% della ricchezza dell'intero Mezzogiorno continentale».
I dati resi noti ieri dalla Scuola di Governo del Territorio, istituita in seno al Consorzio Promos Ricerche, con la partecipazione di tutte le Università della Campania, del CNR, della Camera di Commercio di Napoli e di numerose altre istituzioni nazionali, testimoniano le potenzialità di un territorio al quale non corrisponde un'istituzione capace di elaborare un progetto di sviluppo. Proprio al Piano Strategico - secondo la normativa statutaria - è demandata la funzione di indirizzo politico della Città Metropolitana. «Quello che conta - prosegue Realfonzo - è avere un piano di sviluppo di medio e lungo periodo che porti a una crescita della competitività e della capacità di attrarre investimenti. Tutto questo è determinante però ancora non c'è». Ma se la Città Metropolitana non decolla, forse è il caso dimettere in discussione anche la riforma che ha portato alla sua istituzione? Per Realfonzo è necessario operare dei distinguo. «La riforma Delrio continua l'ex assessore comunale è stata un importante passo avanti. Da tantissimi temo si parlava di città Metropolitane. Oggi è sempre più chiaro che la competizione tra gli Stati è sempre più una competizione tra Città Metropolitane. Tuttavia c'è un elemento che io considero discutibile. La Città Metropolitana arriva fino al Casertano e al Nolano, e perfino ad alcuni territori della provincia di Avellino e di Salerno. Sarebbe stato necessario avere un confine amministrativo corrispondente con il confine reale di Napoli. In questo momento, della Città Metropolitana non fanno parte solo i 82 Comuni che coincidevano con l'ex Provincia ma anche una quarantina di altri Comuni. Occorreva individuare oggettivamente la dimensione delle Città ma sarebbe stato complicato. Ci voleva tempo per farlo». Il coinvolgimento degli enti pubblici, degli Ordini professionali e delle associazioni dovrebbe essere uno dei capisaldi del Piano strategico tuttora assente. «D'altronde nell'area metropolitana di Napoli- ha spiegato il Rettore del Suor Orsola Lucio D'Alessandro - ci sono sette università. Si tratta di un patrimonio che vogliamo mettere a disposizione dei progetti di sviluppo regionale e delle ipotesi di pianificazione del territorio». Un territorio ricco di risorse e di contraddizioni, come ha evidenziato il presidente dell'Ordine degli Ingegneri Edoardo Cosenza. «Sul territorio metropolitano partenopeo - ha detto Cosenza vive un italiano su venti, in un'area che rappresenta meno del 9% della superficie totale della Campania. Una densità da record, molte potenzialità e molte criticità, come la presenza - caso unico per una città metropolitana di ben tre vulcani attivi (Vesuvio, Campi Flegrei e Ischia). Un territorio con grande domanda di mobilità e diversi problemi di trasporto ancora da risolvere, sebbene sia ricco di primati tecnici e organizzativi in questo campo, dalla prima tangenziale urbana al Corso Vittorio Emanuele, alla prima ferrovia italiana con la Napoli-Portici, fino alla prima ferrovia metropolitana in Italia, con l'attuale Linea2».
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