venerdì 2 dicembre 2022

Sogni premonitori

di Filomena Baratto

Quando mi dicono che sono una sognatrice, mi vien da ridere, perché sarà anche vero che faccio sogni a occhi aperti, ma sono più quelli premonitori di notte. Prevedo eventi e fatti riguardanti sia me che gli altri. Ho cercato di approfondire l’argomento leggendo molti testi in proposito a cominciare da L' interpretazione dei sogni di Freud. Si dice abbiano uno stretto legame con la sensibilità della persona, ma creano un certo disagio quando il sogno non resta solo un fatto tra me e me, ma include anche altre persone. Sognare fatti che puntualmente accadono nella realtà, nel bene e nel male, non è piacevole. Ne riporto alcuni che tra i tanti sono rimasti indelebili nella memoria. Nel primo, che risale all’inizio della mia attività di docente, mi appare mio nonno, defunto, che mi viene incontro sul marciapiede. Quando lo scorgo, ho paura, mi succede sempre quando vedo in sogno i defunti. Lui da lontano mi saluta con la mano quasi a volermi rassicurare e appena mi arriva accanto, si siede sull’unica sedia nei paraggi. Lo lascio lì, attraverso la strada ed entro a scuola con la mia scolaresca. Salendo, mi precede un’altra insegnante, nella vita è la moglie di un cugino di mio marito, con i suoi alunni. Arrivata sul pianerottolo del primo piano, mi affaccio alla finestra che va sulla strada per salutare il nonno seduto di fronte alla scuola, ma la sedia su cui lo avevo lasciato è vuota.


 

Mi preoccupo, poiché, per precedenti sogni, questo significa che è venuto per qualcuno prossimo a morire. In quel momento mi sveglio. Appena apro gli occhi, chiedo a mio marito come stesse il cugino, ammalato da diverso tempo. Non fa in tempo a rispondere che una telefonata avverte della sua morte. Qualche anno dopo la morte di questo cugino, che in vita era Dirigente Scolastico, sogno di andare a casa sua per una visita. Entrando lo vedo seduto a un tavolo a fare lezione ai suoi allievi. Lo saluto e gli chiedo come sta. Mi risponde che deve andare via per un po’ e mi dice di fare lezione durante la sua assenza. Voglio sapere il motivo della sua imminente partenza, risponde di dover andare sul Faito, per una bambina. La scena nel sonno si sposta sul monte Faito, vedo auto di poliziotti e cani che scendono e salgono per setacciare ogni angolo di montagna. Fu il giorno della scomparsa di Angela Celentano. Questo sogno mi è rimasto per lungo tempo in testa. Ci ripensavo continuamente nella speranza di vedere in quelle scene sognate elementi utili per comprendere che cosa fosse successo. Il pensiero mi portò di nuovo al cugino Dirigente Scolastico. Questa volta nel sogno gli chiedo espressamente se avesse trovato la bambina. Lo vedo in un appartamento sommerso di neonati e bambini più grandi. Lo seguo mentre in braccio li sposta da una parte all’altra per aiutarli a vestire, mangiare, giocare. Intanto guardo nei lettini, nei box, nelle culle, sui tappeti a terra, per cercare la bambina. Afferma: “Questa è una giungla. Adesso ho portato un bambino a casa, ma come li consegno, ne arrivano altri che vanno accompagnati. Non ho alcun aiuto.” Poi gli chiedo cosa è successo sul Faito e mi risponde che c’è tanto da lavorare. Da allora l’ho sognato solo un’altra volta, allo stesso posto, in mezzo ai bambini, avvilito per non farcela a consegnarli ai loro genitori e mi chiedeva aiuto. Altro sogno premonitore, la notte dell’11 settembre. Mi trovo a New York all’ingresso di un grattacielo. Io guardo in alto e mi spavento per quanto è grande, si perde nelle nuvole. E’ una giornata di sole che mi acceca, quando riesco a schivare i raggi, vedo avvicinarsi un uomo a me noto. E’ un mio zio, defunto, che cerca di rimboccarsi le maniche della camicia. Appena mi è accanto mi chiede di andare con lui, c’è da fare un lavoro. Saliamo insieme a un piano altissimo. Usciti dall’ascensore, mi dice di non guardare giù che potrei impressionarmi. Entriamo in un appartamento: ci sono corpi di persone riversi dappertutto. Sono corpi fumanti e pieni di ferite. Mio zio mi dice che vanno portati nella vasca da bagno per lavarli e profumarli prima di metterli nelle casse. Lo vedo mentre porta in braccio un uomo, lo adagia nella vasca e lo lava. I corpi stretti, l’uno all’altro. Io mi affanno con lui a prenderli e lavarli e quasi mi dispero. Gli dico che non si può, non ce la faremo mai. Mio zio mi rincuora dicendo che devo solo aiutarlo a trasportarli. Riesco a fare ben poco, sono terrorizzata. Dopo aver lavato i corpi, in braccio li trasporta in una stanza enorme, mettendoli uno accanto all’altro. Ha una forza bestiale, non si lamenta, e non molla la presa. Mi sveglio piangendo. La giornata passa con lo scorrere di quelle immagini davanti agli occhi chiedendomi quale fosse il senso del sogno. Nel pomeriggio parte il tam tam per l’attacco alle torri gemelle. Restai appiccicata alle immagini televisive, incredula, quando notai che il grattacielo del mio sogno era proprio quello della torre. Altro sogno: una mia parente, incinta di otto mesi, nel sogno abortisce. Al risveglio mi consolo perché la vedo aggirarsi per il giardino. Nel pomeriggio accade qualcosa d’irreparabile e si sente male e di lì all’ospedale con minaccia d’aborto. Perde il bambino. Mi spavento a fare sogni premonitori, come se qualcosa mi attraversasse senza permesso. Ce ne sono anche altri a buon fine. Dovevo sostenere il secondo esame di geografia e cartografia era veramente difficoltosa da studiare. A questo si aggiungeva un libro di corso monografico lungo e complesso. Era quasi impossibile sostenere quell’esame. La maggior parte ci provava più volte. Quel giorno, appena arrivata in facoltà, consegnai il libretto, per paura di ripensarci. Intanto mi rendevo conto che di tanti ragazzi da più indirizzi eravamo rimasti in due a sostenere l’esame. A un tratto, mentre aspettavo, raccolsi le mie cose e volevo andarmene, ma fortunatamente fui chiamata. Entrando, mi ricordai che di notte avevo sognato il mappamondo che il professore aveva sulla scrivania e col dito lo facevo girare dicendo: “Il giro del mondo in 82 giorni”. Perché dicessi 82 al posto di 80, non riuscivo a comprenderlo. L’esame andò bene e quando il professore scrisse ventotto sul libretto, compresi il numero pronunciato nel sogno.

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