giovedì 9 febbraio 2023

Bonea. Libri, “Ho inciampato e non mi sono fatta male”: la testimonianza della scrittrice Miriam Rebhun sulla shoah

Vico Equense - Ieri sera, nella chiesa San Giovanni Evangelista di Bonea, è stato presentato il libro “Ho inciampato e non mi sono fatta male” di Miriam Rebhun. "Io sono una testimone di seconda generazione, non ho vissuto la guerra, non sono una sopravvissuta allo sterminio, ma sono figlia ed erede del nazismo e delle leggi razziali fasciste. Senza il nazismo, Heinz e Gughy con molta probabilità non avrebbero lasciato Berlino per rifugiarsi in Palestina. Heinz non si sarebbe arruolato nella Brigata ebraica al seguito degli Alleati, non sarebbe mai giunto a Napoli e non avrebbe conosciuto Luciana. Lei avrebbe continuato gli studi, avrebbe preso il diploma di pianoforte, sarebbe stata una donna indipendente. Non ci sarebbe stata una bambina proveniente da Haifa che dei nonni paterni berlinesi non ha mai visto neanche una fotografia. Allora mi chiedo: chi viene da una storia così ha o non ha titolo per sentirsi una testimone?” E così che questa storia comincia a raccontarla. Testimonianza, quella della Rebhun, che raggiunge il momento più toccante quando l’autrice spiega il perché della scelta del titolo “Ho inciampato e non mi sono fatta male”. A tal riguardo, la scrittrice ha spiegato il significato di “pietra di inciampo” (in tedesco Stolpersteine). Una iniziativa lanciata dell’artista tedesco Gunter Demnig e che consiste nel collocare davanti alle abitazioni degli ebrei deportati, nel selciato stradale delle città, delle pietre – simili ai nostri “sanpietrini” – muniti di una piastra in ottone con una incisione. Un modo per mantenere viva la memoria dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. “Pietra di inciampo” che lei stessa ha voluto collocare in una traversa della città Berlino – PoshingerStraße n°14, dove si trovava la casa di residenza della famiglia paterna (che non esiste più) – in memoria della nonna Frida.


 

Un atto d’amore anche nei confronti delle generazioni future, a cui viene affidata la responsabilità di mantenere viva la memoria della Shoah, affinché non si assista mai più a simili orrori. Per impedire che si inciampi ancora – scusate il gioco di parole – in ulteriori “pietre di inciampo”. Per evitare che, di nuovo, si assista all’egoismo, all’indifferenza e all’ignoranza volontaria di chi sapeva e ha volutamente taciuto. L’iniziativa è stata organizzata da don Mario Cavaliere, parroco di Bonea, dal Circolo Culturale “Carlo Bosano” e dall’Associazione “don Pinuzzo”.

Nessun commento: